La Lega tenta il restyling all’insegna degli inizi. Al “Lega Unita Day”, a Zanica, nel bergamasco, ci saranno 500 sindaci del Carroccio che si compatteranno attorno a Maroni per tornare adessere il movimento di lotta e di opposizione di un tempo. Si metteranno d’accordo su come brandire l’arma dell’opposizione fiscale. La linea del partito è semplice: si inviteranno i cittadini a non pagare l’Imu, chiedendo agli amministratori comunali di farsi carico del loro atto di disobbedienza civile. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, si è detto convinto delle ragioni che ispirano il gesto, ritenendo la tassa un’ingiusta vessazione. Ma non appoggia l’ipotesi di non eludere il tributo. La medesima posizione assunta dall’Anci, che pur ritenendo l’imposta iniqua, disapprova l’atteggiamento del Carroccio. IlSussidairio.net ha chiesto a Gianluigi Bizioli, docente di diritto tributario presso l’Università di Bergamo, come considerare le proposte in campo. «L’Imu è una legge dello Stato e deve essere applicata. Dal punto di vista giuridico non ci sono margini per agire altrimenti. Laddove non fosse pagata, sarebbe il contribuente a rimetterci. È il cittadino, infatti, a essere soggetto all’obbligazione tributaria». Se decidesse di non versare l’imposta, le conseguenze sarebbero pesanti: «Si tratterebbe di evasione fiscale. Il mancato versamento dell’Imu, benché non comporti un reato tributario, rappresenta una violazione che prevede una sanzione, corrispondente al doppio dell’importo, più l’applicazione degli interessi». Se l’importo dovuto fosse particolarmente elevato, le ripercussioni potrebbero essere decisamente gravi. «Con i recenti provvedimenti l’ipoteca può essere effettuata sopra i 7mila euro, sopra i 2mila si può procedere al pignoramento dei beni mobili e immobili per coprire il pagamento».
Ciò detto, non resta che valutare la sortita leghista nell’unica maniera in cui è possibile valutarla: «La proposta va letta come provocazione squisitamente politica. Da parte della Lega rappresenta il tentativo di recuperare quel consenso perso su altri fronti. Tuttavia, resta, di fatto, una strada assolutamente non percorribile». Venendo, allora, alle proposte serie: 131 sindaci lucani hanno presentato le proprie istanze all’Anci, chiedendo di farsene carico innanzi al governo. Tra queste, due sembrano connotate da una certa ragionevolezza. Tanto per cominciare, chiedono che l’intero ammontare dell’Imposta municipale sugli immobili sia attribuita ai Comuni, mentre si prevede che il 50% degli importi derivanti dalla tassazione su tutte le abitazioni e i fabbricati diversi dalla prima casa, siano conferiti allo Stato. «La compartecipazione statale sull’Imu – afferma Bizioli – rappresenta, di per sé, un’assurdità. Lo Stato attribuisce un tributo ai Comuni, appropriandosene della metà». Si poteva individuare una strada alternativa: «Sarebbe stato possibile affidare il tributo completamente ai Comuni, tagliando contestualmente, i trasferimenti alle amministrazioni locali. Lo Stato avrebbe avuto un risparmio mentre le casse comunali avrebbero potuto gestire direttamente le entrate. Il che avrebbe esaltato l’autonomia tributaria delle città italiane, all’insegna di un vero federalismo fiscale».
In seconda battuta, è stato suggerita la rimozione dei patti di stabilità. «La vedo molto più dura. Anzitutto, perché dal 2013 entreranno in vigore anche per i Comuni sopra i 1500 abitanti, mentre oggi la soglia è limitata a quelli sopra i 5000. Di recente, inoltre, con l’introduzione nella Costituzione della regola d’oro del pareggio di bilancio, si è costituzionalizzato anche il patto di stabilità per gli enti locali. La tendenza verso cui ci si sta muovendo, quindi, è quella di istituire vincoli di finanza locale sempre più stretti».
(Paolo Nessi)