Il carico posto sulle spalle delle famiglie si aggrava ulteriormente. Scontano gli effetti della crisi e devono assumersi l’onere di tutelare chi, a causa della congiuntura economica, rischierebbe penalizzazioni insostenibili; è ormai assodato che esse, infatti, rappresentano ormai il più efficace ammortizzatore sociale, ove i giovani disoccupati loro malgrado possano rifugiarsi. Ma fino a quando non soccomberanno alle difficoltà? Tanto più che le ultime misure economiche sembrano studiate apposta per metterle ancora più in difficoltà. Federico Perali, professore di Politica economica presso l’Università di Varese, spiega a ilSussidiario.net, come le recenti riforme colpiranno. «Difficile prevedere se la maggiore flessibilità consentirà, effettivamente, di riallocare le risorse lavorative in maniera più efficiente. Sta di fatto che le famiglie stanno andando incontro a una situazione di profonda incertezza». Il contraccolpo sarà avvertito maggiormente in certi tipi di famiglie. «Quelle con i redditi e, di conseguenza, i risparmi più bassi faranno ancora più fatica a individuare strategia di risposta». Un problema poco contemplato è quello legato al lavoro femminile. «La società, invece che considerare il contributo effettivo che potrebbero fornire, considera le donne come mera fonte di maggior gettito».
Secondo il professore, la famiglia è esposta a rischi gravissimi che potrebbero essere non temporanei, ma permanenti. «La crisi la obbliga a mettere in atto strategie di riduzione e diversificazione dei consumi; si tratta, tuttavia, di strade percorribili per brevi periodi. Alla crisi, infatti, si aggiunge l’aspetto impositivo, con pesanti aggravi fiscali, quali l’Imu, che obbligano, in molti casi, all’erosione dei risparmi. Ma i risparmi non possono durare all’infinito». Nel frattempo, le banche registrano, sul fronte dei prestiti, il livello minimo da almeno un anno: a febbraio, hanno segnato +1,3%. «Il problema del credit crunch è molto serio. E determina un carico di incertezza che si aggiunge a quello derivante dalla riforma del mercato del lavoro».
Riguarda, oltre alle famiglie, coloro che una famiglia ancora non ce l’hanno e che stentano a diventarlo. Ovvero, i giovani che non riescono a sposarsi a causa delle ristrettezze economiche in cui versano. «Nessun istituto di credito erogherà mai un mutuo a un giovane che non ha un contratto a tempo indeterminato». Si direbbe che andiamo incontro ad una società con meno giovani, meno famiglie, e più anziani. «E’ un pericolo serio. Penso che il governo abbia la questione ben chiara e che al momento opportuno le sarà dato lo spazio che merita, dal momento che è in gioco il destino della società».
In tal senso, «sarà decisiva la riforma fiscale e ancora di più l’eventuale introduzione di un fattore familiare che possa dare un peso appropriato ai diversi carichi familiari». Il professore è ottimista: «Quando la priorità sarà riconosciuta come tale, lo Stato sarà anche in grado di trovare le risorse. Va da sé che, quanto oggi viene garantito in termini di detrazioni è del tutto inadeguato al reale costo dei figli». In conclusione: «L’unico effetto positivo della crisi è che ha fatto comprendere quanto i giovani siano determinanti per la crescita della società»