Tra minacce di obiezione fiscale e manifestazioni annunciate, i sindaci italiani stanno dando prova di grande impegno (e di genialità) per evitare di far pagare l’Imu ai propri cittadini. Se c’è chi è pronto a scendere in guerra contro lo Stato attraverso la disobbedienza civile, ben sapendo che non pagare l’Imu è illegale, c’è chi come il sindaco di Tula, in provincia di Sassari, ha avuto una pensata unica, anche grazie alle particolari condizioni del suo comune (solo 1.600 abitanti e un bilancio in pareggio).



Un’ordinanza del Primo Cittadino ha infatti formalizzato l’esenzione totale dell’Imu sulla prima casa basandosi sulle norme note fino ad oggi, che consentono di modulare aliquote e detrazioni. Il sindaco è riuscito così a “neutralizzare l’imposta portandola a valore 0”. Secondo il Professor Luca Antonini, contattato da IlSussidiario.net, un’altra strada c’è: “una causa pilota in modo tale che la vicenda vada davanti alla Corte costituzionale. La Corte sarebbe cioè chiamata a dire se è legittimo che su un tributo comunale lo Stato possa trattenere metà del gettito”.



Professore, l’esempio del sindaco di Tula in Sardegna è contro la legge?

Se ci si attiene alle norme che utilizzano al massimo il potere di riconoscere le deduzioni e il minimo di aliquota quella fatta dal signor Becca è un’operazione possibile. Ovviamente riguarda solo la prima casa, non è possibile applicarla alle seconde case.

Per quale motivo?

La prima casa ha una aliquota ridotta e sono previste le deduzioni. Per la seconda casa invece non sono previste.

Altri sindaci invece si stanno muovendo verso l’obiezione fiscale. Come giudica questo tentativo dal punto di vista giuridico?



Uno dei motivi da cui è partita questa proposta di disobbedienza civile consiste nel fatto che metà del gettito della tassa lo prenderà lo Stato. In più ai comuni verranno effettuati tagli sul fondo di equilibrio molto pesanti. 

Ecco perché ci si arrabbia: più soldi da pagare, e meno opportunità per chi paga.

È infatti un’operazione che ha portato una distorsione. Ci sarà un forte aumento dell’Imu cioè della tassa sulla casa per effetto delle rivalutazioni catastali, che in certi casi porterà al raddoppio o a triplicare l’imposta. Ma il comune prenderà un po’ meno di quanto prendeva con la vecchia Ici.Questa è l’anomalia: lo Stato guadagna molto dall’operazione, ma…

non userà questi soldi per operazioni locali come invece li userebbe il comune. 

Che alternative concrete esistono?

Io ritengo che ci siano due strade percorribili. L’obiezione fiscale dal punto di vista legale non è giustificabile e di fatto non è applicabile senza andare contro la legge. Quello che invece i sindaci potrebbero fare è una causa pilota in modo tale che la faccenda  finisca davanti alla Corte costituzionale.

Con quali motivazioni?

La Corte costituzionale sarebbe chiamata a dire se è legittimo che su un tributo proprio comunale lo Stato possa trattenere metà del gettito. Questa potrebbe essere la strada per far arrivare la questione alla Corte.

L’altra strada?

Ricordiamo che secondo quanto detto l’anno prossimo ci sarà una proposta di revisione dell’Imu stessa. Lo stesso governo ha qualificata questa del 2012 come sperimentale. Siccome le proteste arrivano da più parti è probabile ci sia una proposta di cambiamento anche la stessa commissione che io presiedo presenterà una proposta in tal senso. 

In conclusione il caso del sindaco di Tula è destinato a restare isolato?

È un caso molto particolare. Non è detto che in tutti i comuni si possa fare una operazione analoga a quella del sindaco sardo. Dipende infatti dalle rivalutazioni catastali e dal valore degli immobili. Questo sindaco ha probabilmente delle entrate che gli consentono di non far fallire il comune.
Dall’altro lato deve avere un patrimonio immobiliare di valore limitato o molto basso per cui con l’effetto delle deduzioni si riesce a ottenere quell’abbassamento molto forte, ma questo non è detto che in tutti i comuni sia praticabile.