Un Paese in difficoltà, possiamo dire in grave difficoltà, e un “governo dei tecnici” che ha già disilluso molte persone. La sensazione è che, con il passare delle settimane, i problemi non si semplifichino affatto, ma si accumulino sempre di più e in modo concitato. I dati sul crollo della domanda interna in Italia usciranno presto, ma chi li ha già sbirciati non può che essere preoccupato. Il primo trimestre italiano del 2012, all’insegna dell’austerità “montiana”, sta provocando non solo una serie di crisi aziendali a catena, di fallimenti, ma sta cominciando a provocare anche rabbia sociale. I problemi sono davanti agli occhi di tutti, con un blocco del sistema interbancario e il conseguente credit crunch; con una crescita o con interventi per la crescita che assomigliano “all’Araba Fenice”, quella dove tutti sanno dove è , ma nessun lo dice. In più, con un fisco esoso, vessatorio, da “pubblicani romani. Ne abbiamo parlato con l’economista ed ex ministro delle Finanze, Francesco Forte.



Di fronte ai dati e alle stime, si profila l’ombra di una nuova manovra.

E’ quello che emerge a livello europeo. Ma io mi chiedo se ha senso una nuova manovra in una situazione come questa. Certo, sono state riviste le stime e quindi bisognerebbe fare altri interventi. Io ne suggerirei uno che è già stato a suo tempo suggerito e che, naturalmente, ha suscitato l’indignazione dei “predicatori” del Pd e dell’Udc.



Di che cosa si tratta?

Del condono con la Svizzera, che del resto hanno già fatto sia la Germania che la Gran Bretagna. In questo momento sarebbe fondamentale, perché si tratta di una cifra che prima si stimava intorno ai venti miliardi e invece pare che si aggiri intorno ai 30-35. Questo potrebbe evitarci ulteriori problemi. Nel frattempo, si potrebbe pensare a qualche privatizzazione. Insomma, se la si smettesse di fare i moralisti e i giustizialisti si potrebbero ancora tenere in linea i conti pubblici. Ma occorre muoversi.

Tagliando, ad esempio, la spesa pubblica, per evitare nuove imposte



Dovrebbero tagliarne quattro miliardi in quest’anno e 10 nel prossimo. Ma stento a credere che lo faranno. Personalmente, continuo ad attendere che si metta in campo qualche iniziativa per la crescita, qualche iniziativa reale. Ma non riesco a comprendere perché ancora non sia stato fatto.

Il problema è che nel giro di poche settimane, tutto è diventato più difficile e intanto il famoso spread è lì, stazionario sui 400 punti, qualche giorno un po’ più su, qualche giorno un po’ più giù. Ma la situazione non cambia.

Lo spread non dipende da noi, ma dalla situazione della Grecia e della Spagna; questo dimostra che quando cresceva non era tutta colpa di Berlusconi. Credo che, prima o poi, ci arriveranno a capirlo. Ma, a parte lo spread, al momento ci sono due problemi gravissimi da affrontare e anche in tempi abbastanza rapidi.

Quali?

Il primo è il problema del blocco del credito, del credit crunch. Siamo in una situazione abbastanza anomala; in genere, quando il regime fiscale è rigido, ci dovrebbe essere maggiore facilità per le banche nel favorire il credito. Invece, si è bloccato l’interbancario, le banche non si fidano più tra loro. Eppure, tanti dei professori al governo vengono dal mondo delle banche, possibile che non riescano a risolvere questa situazione? Hanno anche a disposizione la Cassa depositi e prestiti che dovrebbe agevolare il credito.

Il secondo problema?

Riguarda il modo di riscuotere i tributi. Lo hanno fatto diventare, con Equitalia, cieco e brutale. Stanno cancellando secoli di civiltà tributaria, senza tenere conto delle realtà personali, della situazione familiare o di quella di un’impresa. E, spesso si tratta di errori fatti dal computer, con dei calcoli che portano a sovratasse incredibili, per cui uno scopre che ha improvvisamente un debito. Non sempre ci si trova di fronte a degli evasori, come si dice, ma, spesso, a degli errori. Il risultato è che si è passati a una riscossione con le “ganasce”, il che provoca inevitabilmente un disagio sociale che può diventare una “bomba sociale” se unito al primo problema.

Il tutto si trasforma in una questione politica

In una situazione come questa, è difficile staccare la spina al governo, che non si regge sulla sua presunta competenza, ma sull’appoggio che gli danno i partiti. Stando all’estero, si percepisce che l’Italia sta venendo di nuovo trattata con sufficienza, spesso con superficialità. Si critica ad esempio la riforma del lavoro. Tutto questo non è affatto un buon segno.

 

(Gianluigi Da Rold)