Parlare di nuovo “lunedì nero” sarebbe fare un torto al grottesco, data la sequenza dei “giorni neri” che si ripetono dal mese di luglio dell’anno scorso. Le Borse di tutto l’Occidente sono di nuovo sprofondate in negativo, in rosso profondo, con Milano che realizza un meno 2,74 percento e l’indice di riferimento Ftse Mib si ferma a 13mila e 600 punti. Per fortuna che piazza Affari ha recuperato nel finale qualche decimale, dopo una giornata di estrema volatilità che l’ha portata per quasi tutta la seduta a perdere oltre il 3 per cento.
In più, l’ormai “mitico” spread è risalito a 431 punti. Tre sono, come al solito, le piazze che preoccupano di più: Atene, Madrid e Milano. Ma anche il Cac 40 francese è sotto di oltre due punti percentuali, come il pure il Dax tedesco, sulla stessa linea delle altre Borse europee. E dall’altra parte dell’Atlantico, da Wall Street, arriva un’altra ondata ribassista che non lascia sperare nulla di buono. Tutti i comparti sono investiti dalle vendite, ma, tanto per cambiare, il comparto in maggiore sofferenza resta quello delle banche. A piazza Affari, Unicredit e Intesa San Paolo perdono in modo consistente. Anche l’euro è in discesa nei confronti del dollaro. Tocca quota 1,28, che non raggiungeva da quattro mesi. Per gli europeisti sarebbe una cattiva notizia, per le aziende che puntano sull’export soprattutto, forse è un motivo di sollievo.
Sul mercato, sia Italia che Spagna hanno fatto due aste, con titoli a tre anni per l’Italia, per un controvalore di 3,5 miliardi di euro, con un tasso invariato al 3,91 per cento, mentre la Spagna ha emesso titoli a 12 e 18 mesi, per un controvalore di 2,9 miliardi di euro, con un tasso decisamente in rialzo. Del resto è lo spread spagnolo che fa impressione, dato che è volato a 480 punti. L’impressione è che non solo non si risolva la crisi, non solo si stia imboccando una strada niente affatto convincente, ma che il tutto si stia avvitando.
In fondo, gli investitori non possono di certo essere incoraggiati dal quadro economico e finanziario generale, con in più una serie di problemi politici sempre più gravi e aggrovigliati. Oramai si parla di “gestibilità” dell’uscita delle Grecia dall’Eurozona e del resto, ad Atene, non c’è proprio nessuno che ha intenzione di assumersi una responsabilità di governo seguendo la linea dell’austerità e del rigore cieco che viene spiegato e propagandato a Berlino.
Ora, il problema è che nella stessa Berlino la cancelliera Angela Merkel deve registrare una netta battuta d’arresto nelle elezioni in Vestfalia. Preoccupa quindi il possibile fallimento della Grecia, la Merkel perde le elezioni nel più popoloso stato regionale della Germania.
E l’Italia? Le parole preoccupate pronunciate domenica dal presidente del Consiglio sui disagi sociali non sono certo un incoraggiamento per gli investimenti. Il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha lanciato l’allarme speculazione nel suo discorso annuale con i mercati finanziari sottolineando che lo spread sta diventando una “sorta di dittatura”.