Per carità: non si può che apprezzare il piglio decisionista con cui il commissario Enrico Bondi sembra procedere; altro che le solite manifestazioni d’intenti con cui ogni proponimento politico si inaugura e trova conclusione. Però, c’è qualcosa di sinistro e sospetto nei criteri con cui sarà tagliata la spesa pubblica. In settimana Bondi farà un primo resoconto sulla spending review al presidente del Consiglio. Basta vedere i capitoli di spesa che si intende snellire, tagliare e ridurre per capire che qualcosa non torna: Forze armate, piccoli ospedali, piccole scuole, tanto per citarne alcuni. Mario Baldassarri, presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato, spiega a ilSussidiario.net perché l’impressione è corretta. «Tanto per cominciare, è sbagliato il metodo: dovremmo passare al Zero-Based Budgeting, un metodo applicato da 40 anni in tutti i Paesi civili. Ovvero, a tutte le pubbliche amministrazioni si conferisce un budget di spesa sulla voce acquisti basato sui dati storici dell’anno prima o degli anni precedenti, con un obiettivo di risparmio». Un volta fissato il budget di spesa, ovviamente, non si può sforare. «Del resto, Bondi lo sa benissimo. Quando è andato a tagliare nelle aziende in cui è stato chiamato come commissario straordinario, non si è certo messo a dare suggerimenti, ma ha agito così».



Ma Bondi è un grandissimo esperto di bilanci aziendali. «Quelli pubblici sono più complessi». In ogni caso, al di là del metodo con cui si è deciso di tagliare, sta emergendo la volontà di nascondere come stiano effettivamente le cose. «La Corte dei Conti ha stimato che ci sono 60 miliardi di spesa pubblica inficiata da corruzione nelle voci relative agli acquisti, ai fondi perduti e nelle ex municipalizzate. E’ su queste voci che occorre tagliare».  Secondo Baldassarri, in particolare, «i fondi perduti andrebbero trasformati in crediti d’imposta. Il che farebbe risparmiare 20 miliardi. Gran parte degli sprechi è imputabile agli acquisti per la sanità delle Regioni. Secondo la Corte dei conti, infatti, negli ultimi cinque anni la voce è aumentata del 50%. Bloccandola, semplicemente, al 2009, si risparmierebbero 15 miliardi. Ora, non mi sembra che bel 2009 in Italia la gente sia morta negli ospedali perché mancavano i soldi per comprare le lenzuola. Inoltre, se si introducesse per i medici le prescrizioni per dosi e non per scatole di medicinali, si risparmierebbero altri 4 miliardi di medicinali buttati».



Quando la Corte dei Conti parla di corruzione si riferisce ad aziende che vivono all’ombra dello Stato, di forniture pagate prezzi decisamente più alti del loro valore di mercato, di uno scambio di favori e convenienze tra politici e faccendieri. Perché, allora, dato che sarebbe la soluzione migliore e più semplice, Mario Monti non si limita, effettivamente, a conferire un budget?

«Perché in 60 miliardi all’anno ci “sguazzano” mezzo milione di persone», taglia corto Baldassarri. «Il problema è che se queste operazioni non si faranno, e subito, il Paese andrà a rotoli.  Del resto, non ci sono solo io a dirlo, da vent’anni. La corruzione nella spesa pubblica è stata certificata dalla Corte dei conti e un mese fa gli economisti della Banca d’Italia nella serie Temi di discussione hanno individuato un 30% di economia italiana illegale». Vien da chiedersi se la spending review non sia, alla fine, una presa in giro. «Le dico solo che è cominciata nel 1981. Dovrà pur finire, prima o poi, o no?».



 

(Paolo Nessi)

Leggi anche

SPILLO/ Se dalle siringhe si ricavano più risparmi che dalla riforma costituzionaleIDEE/ Il "manuale" per tagliare gli sprechi dello StatoFINANZA/ Perché l'Italia "rinuncia" a pagare meno tasse?