Dopo un avvio in rosso, ma piuttosto contenuto, Piazza Affari ha accelerato al ribasso con un calo del Ftse Mib che ha raggiunto il 2%, si è poi ridotto all’1,2% ed è quindi precipitato al 2,6%. A pesare sulla Borsa sembra essere in particolare la situazione della Spagna. Stamattina Madrid ha collocato dei Bonos, tutti con rendimenti in rialzo. Sulla scadenza gennaio 2015 il rendimento è volato al 4,375% dal 2,89% di aprile. Sulla scadenza luglio 2015 il tasso è salito al 4,876% dal 4,037% di maggio. Per la tranche aprile 2016 il tasso è stato del 5,106%. La borsa di Madrid cede al momento l’1,6%, ma va registrato il crollo verticale di Bankia, l’istituto di credito su cui è stato annunciato la scorsa settimana l’intervento del governo. Le azioni sono arrivate a perde oltre il 25% dopo che si sono diffuse voci di forti prelievi agli sportelli da parte dei clienti.



Le banche sono comunque generalmente sotto pressione, anche perché un report di Fitch sostiene che le maggiori 29 istituzioni finanziarie internazionali dovranno raccogliere entro il 2018 oltre 560 miliardi per poter soddisfare i criteri di Basilea 3. E i titoli vanno male anche a Piazza Affari. Sul listino principale, infatti, i maggiori ribassi sono quelli registrati da Mps (-6,4%), Unicredit (-5,3%), Bpm (-4,5%), Mediolanum (-4,4%), Banco Popolare (-3,8%), Mediobanca (-3,5%) e Ubi Banca (-3,3%). Male anche Buzzi (-4,1%), Stm (-3,8%) e Generali (-3%). In rialzo invece Fiat (+2%), Pirelli (+0,9%), Tod’s (+0,7%), Campari (+0,5%), Lottomatica (+0,3%) e Luxottica (+0,2%). Le azioni più scambiate sono quelle bancari, in particolare Intesa Sanpaolo (-2,3%), Mps e Unicredit. Tra gli altri titoli principali si segnalano i cali di Telecom (-0,6%), Eni (-1,5%) ed Enel (-2,4%).



Per quel che riguarda lo spread tra Btp e Bund, dopo un’apertura in calo, l’indice ha raggiunto i 449 punti base, vicinissimo quindi alla soglia dei 450. Il differenziale tra titoli spagnoli e tedeschi è invece a quota 495 punti base, vicinissimo alla soglia dei 500 che aveva superato. Non arrivano invece particolari novità rilevanti sul fronte greco.

Infatti, dopo la decisione di tornare alle urne il 17 giugno, ad Atene si è insediato un governo provvisorio costituito da 16 ministri scelti tra alti funzionari e professori universitari. Intanto è stato anche annunciato che i deputati eletti nelle votazioni del 6 maggio non riceveranno alcun compenso.