Terminata la luna di miele tra Monti e gli italiani, anche il suo presunto potere taumaturgico è ben presto svanito, mentre i mercati, come nulla fosse, hanno ripreso a reagire male praticamente a tutto. E così, il differenziale dei nostri titoli di Stato con quelli tedeschi continua a volare ben sopra la soglia di sicurezza; nella sola giornata di oggi ha raggiunto i 395 punti base mentre, sul fronte della Borsa, l’indice FTSE Mib perde più del 2%. Intanto, non un solo provvedimento sembra esser stato in grado di placare significativamente i marosi finanziari. Alessandro Spataro, esperto di mercati finanziari, spiega a ilSussidiario.net cosa sta succedendo. «I dati di questi giorni sono altalenanti; l’indice manifatturiero Usa, ad esempio, ha mostrato un andamento positivo. Per quanto riguarda l’Europa, invece, lasciano volgere al pessimismo. La disoccupazione è aumentata ovunque, anche in Germania. Il Pmi dei manager tedeschi ed europeo – un indicatore del livello di fiducia – mostra segnali preoccupanti. Significa che, prevalentemente, c’è un sentimento diffuso di scoraggiamento rispetto al futuro dell’economia».



Come se non bastasse, in molti Paesi europei, nel breve-medio termine si voterà. «I mercati hanno la percezione che la situazione sia in una sorta stand by, come se tutto fosse sospeso in un limbo. Il che li rende piuttosto incerti». L’Italia è condizionata, quindi, dal contesto generale. Va letto in tal senso il rialzo dello spread. C’è da dire che il nostro Paese ci mette del suo. «I mercati chiedono misure molto più efficaci, anzitutto, su alcuni fronti. La lotta all’evasione fiscale, anzitutto; in tutte le classifiche mondiali siamo agli ultimi posti. Il costo del lavoro, inoltre, ha raggiunto livelli inaccettabili. La tassazione, infatti, ha superato il 46%, il che scoraggia gli investitori ad aprire nuove imprese in Italia. Le banche, infine, hanno chiuso i rubinetti del credito, rendendo particolarmente difficile la vita alle imprese».



Secondo Spataro, quindi, i mercati sanno benissimo di cosa ha bisogno l’Italia e reagiscono di conseguenza. «Al momento, tuttavia, al di là della politica del rigore – ovvero, solo tasse – non è stata messa in campo ancora nessuna delle misure richieste». Quando parliamo di mercati, in ogni caso, non ci riferiamo ad entità astratte. «Per quanto riguarda l’Italia, chi compra i nostri titoli sono, prevalentemente gli Stati stranieri e i grandi fondi d’investimento internazionale». 

Ecco cosa comporta non varare le riforme richieste: «L’Italia continua a destare preoccupazione, e non viene considerata un Paese in grado di rispettare gli impegni presi e pagare i debiti. Quindi,  i grandi investitori disertano le aste di titoli. Lo Stato, di conseguenza, è obbligato ad aumentare i tassi e a pagare, in futuro, interessi maggiori». Tutto ciò, ovviamente,  ci costa parecchio: «Pochi punti di spread, calcolato minuto per minuto l’andamento delle compravendite dei titoli di Stato, possono determinare un aumento degli interessi pari a diversi miliardi all’anno».



 

(Paolo Nessi)