Una mezza bocciatura che pesa come un macigno. Per il professor Monti, infatti, quale onta potrebbe essere più grande dell’esser rimandato nelle sue materie dall’Europa? Se ne dovrà fare una ragione. Perché, come rivela il Financial Times in prima pagina, un dossier di 29 pagine, più 5 di raccomandazioni, della Commissione Europea non lascia adito a dubbi. Monti, si legge nel documento, ha raggiunto significativi progressi in ambito economico. Non si può dire altrettanto della lotta all’evasione fiscale e del lavoro in nero. Due problemi enormi, che bloccherebbero la crescita e il rilancio dell’occupazione. Guido Merzoni, professore di Economia politica presso l’università cattolica di Milano spiega a ilSussidiario.net se le cose stiano effettivamente i questi termini. «L’evasione fiscale e il lavoro sommerso – afferma, anzitutto – effettivamente sono due problemi di entità estremamente rilevante. Siamo lontani dal rispetto degli standard degli altri Paesi europei. Non credo, tuttavia, che il governo non abbia fatto nulla, né che non abbia ottenuto risultati». Qualcuno è stato ottenuto. Niente, però, di eclatante. «Per il momento ci fermiamo alle conseguenze di annunci resi credibili da operazioni che hanno avuto riscontri mediatici sovradimensionati rispetto all’impatto previsto, ma che possono effettivamente sortire degli effetti pratici dal punto di vista del contrasto ad atteggiamenti illeciti».
Secondo il professore, del resto, le leggi, da sole, non bastano. «Al di là dei singoli provvedimenti, la lotta all’evasione fiscale si combatte sul fronte della credibilità dell’amministrazione che mette in campo azioni del genere». In ogni caso, se tutti pagassero le tasse, non è detto che i nostri problemi, d’un tratto, sparirebbero. «Difficilmente la lotta all’evasione potrebbe incidere realmente sulla crescita italiana se non in maniera indiretta. Recuperare risorse potrebbe, al limite, far guadagnare gradi di libertà nella gestione del bilancio pubblico per effettuare interventi che favoriscano lo sviluppo». Va anche detto che, a differenza di quanto lasci intendere il report, la nostra economia non è così malmessa. «Abbiamo comparti che resistono bene nonostante la congiuntura economica sfavorevole e nonostante il Paese soffra di alcune gravi limitazioni alla sua competitività. Che non dipendono tanto dall’evasione fiscale o dal diffuso sommerso, quanto da carenze infrastrutturali, da problemi relativi all’approvvigionamento energetico e dalla cattiva efficienza della pubblica amministrazione».
Ebbene: «Nonostante tutto questo, continuiamo a disporre di un sistema manifatturiero tra i migliori al mondo e, sul fronte dell’export abbiamo resistito meglio degli altri Paesi sviluppati che hanno perso quote di mercato sul fronte internazionale più alte che noi». Tornando all’evasione, «per cambiare significativamente lo stato delle cose occorre incidere in profondità su quei meccanismi distorsivi che hanno a che fare con le scelte etiche e individuali e con il fatto che il livello della pressione fiscale è talmente alto da accreditare l’idea seconda la quale in qualche modo ci si debba pur difendere».
Su questo, Monti è stato chiaro: siccome la gente non paga le tasse, lui ha deciso di aumentarle. «In realtà, purtroppo, l’attuale situazione è il frutto di decisioni che hanno fatto accumulare un debito pubblico tale da renderci estremamente deboli. Detto ciò, che tutto si possa risolvere incrementando ulteriormente la pressione fiscale è improbabile, tanto più che non fa altro che produrre effetti negativi sulle prospettive di crescita».
(P.N.)