“La protesta dei Comuni contro l’Imu è priva di qualsiasi fondamento costituzionale, in quanto la competenza in materia fiscale spetta al Parlamento. In una fase in cui le famiglie italiane sono costrette a risparmiare, non si vede inoltre perché anche i sindaci non dovrebbero fare altrettanto”. Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Milano, commenta così il caustico botta e risposta tra il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, e il presidente dell’Anci, Graziano Delrio. Per il ministro, “i sindaci sono ufficiali di governo, hanno funzioni istituzionali ed è bene che non dimentichino mai che portano la fascia tricolore e lavorano per il Paese”. A stretto giro la replica di Delrio: “Vorremmo che lo Stato non si ricordasse che siamo un pezzo della Repubblica solo quando si tratta di chiederci di riscuotere le tasse e gestire l’ordine pubblico”.
Professoressa Violini, ritiene corretto che sia il governo a decidere le aliquote base dell’Imu, che per definizione è un’imposta municipale?
I Comuni non hanno il diritto di decidere il sistema fiscale, in quanto esiste una riserva di legge che garantisce i cittadini affinché la definizione delle tasse non sia lasciata nelle mani della classe politica locale. E’ importante quindi che l’Imu sia definito dal governo, perché questo garantisce un ordine all’interno del sistema Paese. I Comuni non possono rivendicare alcunché in materia, perché pur essendo degli enti locali dotati di autonomia non possono essere loro a stabilire ciò che deve accadere in campo fiscale. Tantomeno possono arrogarsi il diritto di non pagare l’Imu, perché ciò creerebbe una situazione di anarchia tale da esulare da qualsiasi ordine costituzionale.
Quindi la rivolta fiscale dei Comuni non può godere di nessuna legittimazione?
Assolutamente no. La rivolta in quanto tale esula da qualsiasi copertura normativa. Il diritto di resistenza di fronte al tiranno teoricamente esiste sempre, ma chi la mette in atto deve essere pronto a pagarne le conseguenze. Quello che è certo è che, come sottolineato giustamente dal ministro Cancellieri, non si può essere contemporaneamente parte delle istituzioni e contro di esse.
E’ vero che, come dichiarato da Delrio, lo Stato si ricorda dei Comuni solo quando si tratta di riscuotere le tasse e gestire l’ordine pubblico?
Quella di Delrio è una boutade a scopo politico. Certo, la contingenza economica costringe a compiere dei tagli e si può entrare nel merito di questi ultimi. L’Anci si muove nell’ambito della contrapposizione politica, ma non può arrogarsi il diritto di avere un riferimento costituzionale. Lo stesso ordine pubblico inoltre non spetta ai Comuni bensì allo Stato centrale, che esercita le sue competenze in materia attraverso le questure.
Ritiene così infondata la protesta dei Comuni che si vedono decurtare dei fondi?
Da un punto di vista politico ha un suo fondamento, ma non ci si può appellare alla Costituzione per avvalorare una protesta politica. Di certo i Comuni non possono ricorrere alla Corte costituzionale per delle presunte iniquità insite nel sistema, anche perché essendo semplicemente degli organi decentrati della Repubblica non hanno neppure legittimazione ad agire. I sindaci devono quindi obbedire alle leggi dello Stato e limitarsi a fare il loro dovere, che consiste nel risparmiare. Finora al contrario hanno sprecato abbondantemente i fondi dei contribuenti. Se le famiglie sono costrette a risparmiare, non si capisce perché non possano farlo anche i Comuni.
Dal momento che i Comuni sono riconosciuti dalla Costituzione, è giusto che dal punto di vista finanziario il governo impedisca loro di funzionare?
Prima di rispondere, occorrerebbe andare a vedere che cosa succede effettivamente nei bilanci comunali. Il Comune di Milano per esempio quanti soldi ha sprecato ultimamente? Molti di più di qualsiasi altro livello della pubblica amministrazione.
Eppure i sindaci protestano affermando di essere ridotti sul lastrico…
Di fronte a questa protesta, occorre innanzitutto ricordarsi che i sindaci sono parte delle istituzioni, e non possono quindi permettersi di contribuire allo sfascismo generale. In secondo luogo, non hanno competenza legislativa in nessun campo, e men che meno in materia fiscale. La competenza legislativa è del Parlamento che approva le leggi, in virtù del fatto di essere stato eletto dai cittadini italiani. Spetta quindi a Camera dei deputati e Senato il compito di farsi carico di questa presunta ingiustizia di cui soffrirebbero i Comuni italiani, per il fatto di dovere fare pagare ai propri cittadini una tassa come l’Imu, che certamente crea un certo scontento. La responsabilità dei Comuni è solo quella di amministrare bene con i fondi che hanno a disposizione, costruendo dei servizi commisurati alle risorse. I sindaci riscuotono Imu e Tarsu, fanno pagare per i parcheggi, multano solo per fare cassa. E quello che offrono in cambio ai cittadini è decisamente troppo poco.
(Pietro Vernizzi)