Siamo ritornati a una fase della crisi estremamente difficile. Si è visto dalla mattina che il mercato aveva un trend negativo e che lo spread risaliva verso quote allarmanti, 470 a un certo punto della giornata, con il rendimento dei Btp decennali che viaggiava verso il 6%. Il mercato, a metà giornata, ha cercato di reagire, recuperando sulle perdite, poi si è come arreso. Lo spread si è fermato alla chiusura a 467, l’indice più indicativo della Borsa di Milano, il Ftse Mib, ha perso l’1,79%, scendendo sotto i tredicimila punti e avvicinandosi ai minimi storici del 2009. In termini politici, siamo al punto della caduta del Governo Berlusconi, quando scattò prima l’allarme e poi, con la regia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, arrivò la festa per le strade delle città italiane da parte di supporters di sinistra, forse “ubriachi” di ideologia più che di liquori e vini vari. Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, quando sente a quanto è arrivato lo spread commenta senza mezzi termini: «È altissimo. Siamo ancora lontani dalla quota di rischio tragico, quando il rendimento del Btp decennale arriva al 7%. Ma questa quota dello spread è alta perché il differenziale può salire sia perché scende il tasso tedesco, come è già avvenuto, sia perché sale il nostro. Alla fine, dopo aver pagato tutto quello che abbiamo pagato, siamo arrivati a un valore dello spread che è quello che ha messo in crisi il Governo Berlusconi».



Sostanzialmente lei mi sta dicendo che il “governo dei tecnici” di Mario Monti è fallito.

Direi proprio di sì. Ma il fatto più grave è che non ci si può nemmeno liberare di questo governo, perché si creerebbero in questo momento dei guai e dei danni peggiori. Come si fa a far cadere un governo di questo tipo, in una simile situazione economica e politica?



Quali sono stati i maggiori errori?

Secondo uno schema ideologico tipicamente di sinistra, il governo si è messo a tassare i capitali, i redditi, e contemporaneamente non ha fatto una politica di crescita a breve, che è quella che occorreva. Se si toglie dal sistema economico moneta, alla fine l’economia si sgonfia. Infatti, i valori di Borsa riflettono che cosa? C’è una contrazione del Pil. Guardi che chi opera sui mercati non sarà magari acuto nelle analisi come i professori bocconiani, ma capisce e ragiona.

In sostanza una politica di pressione fiscale così alta, che ha colpito soprattutto il ceto medio e i ceti più bassi, ha creato una deflazione.



Quando si tassano i capitali, il capitale perde valore e c’è un moltiplicatore. È una domanda che si fa agli studenti del secondo anno di università ed è quello che riguarda l’ammortamento delle imposte. Le imposte sulle cose alla fine restano lì, ma le imposte sui capitali diventano deflazioniste, riducono la capacità di acquisto, la capacità di indebitamento. È l’effetto deflazionistico dei tributi. Pensi che il governo Berlusconi è caduto perché il premier non voleva una patrimoniale sulla casa, si opponeva a questa. Ma in quei momenti c’era qualche ministro e qualche leader del centrodestra che aveva un istinto al suicidio.

 

In un primo momento, nelle prime settimane del “governo dei tecnici”, lo spread era sceso.

 

E lì c’è qualcuno che ha preso lucciole per lanterne. Lo spread era sceso per l’operazione che aveva fatto Mario Draghi con la Bce, non per il governo Monti. Un governo, ispirato da scelte politiche di sinistra, che è stato sopravalutato e che ora è sottovalutato, con un contraccolpo anche ingiusto, perché bene o male l’Italia è l’unico Paese che rispetta i patti. Di fatto, però, oggi sul governo Monti pesa questo contraccolpo e noi siamo costretti a tenercelo e non possiamo di certo andare a elezioni.

 

Secondo lei, i mercati stanno valutando tutto questo?

 

Ripeto: i mercati non saranno bravi come gli analisti bocconiani, ma sanno ragionare e hanno un fiuto che ti raccomando. Sanno benissimo che se si andasse in questo momento a nuove elezioni in Italia, dopo la tornata delle amministrative, ci sarebbe una sinistra vincente. Ai mercati non è piaciuta neppure la vittoria di Francois Hollande, non hanno una grande simpatia per la sinistra. Ricordo che qui in Italia ce l’aveva solo l’avvocato Gianni Agnelli, che ripeteva che per fare una politica di destra ci voleva un governo di sinistra. Chissà perché? Però all’estero queste cose non le capiscono. Vedono che si vuole anche mettere in crisi la maggioranza di centrodestra in Lombardia, attaccando Formigoni e non so se lo prendono come un segnale positivo. E tutto questo pesa nella valutazione che fanno gli operatori di mercato. Così lo spread sale, dopo una serie di tasse che ci ha lasciato tutti senza parole, non solo senza quattrini. Con in più un effetto contagio che deve essere ormai preso in considerazione.

 

È emersa una proposta a livello europeo su un Fondo fiduciario delle banche.

 

Questo sarebbe un fatto positivo. Ma bisogna vedere che cosa ne pensano i tedeschi. Adesso il problema sono le banche spagnole. Credo che con 15 o 30 miliardi si possano mettere in sicurezza. La speranza viene dalla Bce che potrebbe acquistare dei Bonos.

 

La sensazione, professore, è che questa situazione si stia avvitando sempre di più.

 

Penso che in caso di tempesta, Draghi e la Bce abbiano gli strumenti già pronti per intervenire. Quanto al nostro “governo dei tecnici”, preparato dai grandi media e dall’abilità manovriera di Napolitano, si sapeva già dove poteva portare. Dopo sette mesi siamo al punto di partenza, con qualche problema in più, e con molti soldi in meno. Ma ripeto siamo pure costretti a tenercelo per evitare qualche cosa di peggio.

 

(Gianluigi Da Rold)

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