All’aggravio fiscale, già di per sé obbligo spiacevole, si aggiunge un altro fastidio derivante dalla fantasia contabile con cui è stata messa a punto l’Imu. La nuova tassa sulle abitazioni, infatti, è tutt’altro che di facile esigibilità, computo e applicazione. Il contribuente, al momento di definire quanto dovrà esattamente pagare, si troverà di fronte a dei calcoli estremamente complicati. Come non bastasse, al “quanto” si aggiunge il “come”. Le modalità di versamento non sono univoche e, in corso d’opera, potrebbero cambiare. Ovviamente, tali fatiche sono in carico al contribuente. O al suo commercialista, piuttosto che al Caf a cui si appoggia. Vieri Ceriani, sottosegretario all’economia, rendendosi conto della situazione, ha fatto sapere che il governo potrebbe decidere di non far pagare sanzioni in caso di errori. Valeriano Canepari, presidente del Caf della Cisl e coordinatore nazionale della Consulta dei Caf spiega a ilSussidiairo.net cosa ne pensa delle dichiarazioni del sottosegretario. «Di norma, effettivamente – precisa, anzitutto -, un contribuente, da solo, non può essere in grado di definire l’ammontare della propria Imu. I calcoli sono decisamente impegnativi». Le variabili in gioco troppe: «Già di per sé non è immediato calcolare la rendita catastale esatta; poi, una quota (50%) dell’imposta sulle abitazioni diverse dalla prima, con aliquota allo 0,76% spetta ai Comuni, un’altra allo Stato; l’imposta sulle prime case, con aliquota al 0,4%, invece, spetta interamente ai Comuni; la tassa, inoltre, può essere suddivisa in due o tre rate; possono entrare in gioco, le detrazioni, calcolate in un modo sulla prima casa, in un altro sulle seconde; e in ogni caso, se le delibere del Comune dovessero mettere in discussione il gettito previsto dallo Stato sulle seconde case, il minimo stabilito dalla legge dovrà essere in ogni caso garantito. E i calcoli andrebbero rifatti».
Attualmente, dicevamo, la normativa prevede che se un cittadino sbaglia i calcoli sia sottoposto a delle sanzioni, più gli interessi. «La proposta del sottosegretario mi sembra estremamente ragionevole. Non sarebbe giusto colpevolizzare chi compie un errore a causa delle oscurità della norma». Altre proposte, lo sono un po’ meno. Come quella di distinguere l’imposta il cui gettito spetterebbe ai Comuni da quella relativa allo Stato. «L’impressione – afferma Canepari – è che dopo averla introdotta e impostata male, si stia contribuendo e peggiorarla. A ruota libera, infatti, ognuno continua a lanciare i propri suggerimenti». Secondo Canepari, «è stata fatta da persone che mancando delle conoscenze tecniche adeguate non hanno valutato le conseguenze sul piano applicativo che emergeranno nelle prossime settimane».
L’Imu, inoltre, così come è stata studiata, determinerà una serie di iniquità aggiuntive. «Ad esempio, rispetto al pagamento dell’imposta sulle abitazioni all’estero, su quelle di chi vive in una casa di risposo, o su quelle affittate, si produrranno diverse penalizzazioni sociali». Che fare, quindi, a questo punto? «Ora, l’emergenza consiste nel gestire l’acconto di giugno. Dopo, si farà una disamina delle complessità tecniche, prendendo in considerazione gli eventuali aggiustamenti da introdurre tra settembre e ottobre, prima del conguaglio di dicembre».
(Paolo Nessi)