La priorità di Hollande sarà quella di aggirare il trattato “Fiscal Compact” che obbliga le euronazioni al pareggio di bilancio e a ridurre il debito per un ventesimo ogni anno fino a raggiungere il 60% del Pil. Ora il debito è circa dell’86%. E il deficit annuo sta viaggiando attorno al 4,5% del Pil, questo stagnante. Tutte le promesse fatte da Hollande, infatti, sono in contraddizione con questo trattato.



Nella tradizione francese c’è l’abitudine a usare la relazione privilegiata con la Germania per ottenere da questa complicità nel violare le euroregole. Per esempio, se uno analizza a fondo il debito pubblico francese troverà che questo è ben oltre il 100% del Pil, qualcuno stima sia perfino al 146%, per il modo con cui vengono organizzate le voci di bilancio e di posizione debitoria ammessa. Se l’Italia facesse la stessa cosa sarebbe eurobombardata. Ma Parigi può contare, appunto, su una specie di diritto di eurosignoraggio. E, secondo me, Hollande continuerà questa tradizione di truccare i conti e di contare sull’appoggio di Berlino per oscurare la cosa.



Ma qualcuno potrebbe far notare a ragione che il neo-presidente è stato molto insistente nel volere che la Bce abbia il permesso di comprare debito degli Stati, cosa ora vietata dai trattati, e che la Germania sia più disponibile a conferire risorse per programmi di sviluppo europeo, da intendersi principalmente collocati in Francia. Probabilmente farà una forte pressione a porte aperte, ma per costringere la Germania, a porte chiuse, a dare alla Francia un salvacondotto speciale in cambio della rinuncia francese a pressarla.

In questo scenario la Francia farebbe finta di avviare un riequilibrio dei suoi conti, con qualche aumento selettivo e simbolico di tassazione, ma lasciando inalterato l’alto deficit con il quale finanziare le tutele, già per altro elevate. Ma i mercati lascerebbero mantenere a una Francia già minacciata di declassamento della qualità del suo debito un deficit annuo elevato? Difficile, ecco perché Hollande dovrà aggiungere qualcosa di veramente stimolativo nell’accordo con la Germania.



La possibilità di Hollande di fare questo gioco con Berlino dipende parecchio da Roma. Se questa farà asse con Berlino, come sta esplorando, Parigi avrà molti problemi a spuntarla e dovrà fare un po’ più di rigore, esponendosi al rischio di una rivolta sociale. Ma difficilmente Berlino rinuncerà all’asse con la Francia. Se questa prendesse un atteggiamento di contenimento del potere tedesco, infatti, troverebbe subito Londra (e l’America) schierate al suo fianco e Berlino si troverebbe isolata e in difficoltà.

L’alleanza con Roma, tra l’altro su un progetto di rigore depressivo che tutto il mercato globale sta contrastando, non bilancerebbe questo problema. E Roma sarebbe penalizzata se tentasse questa via. Se, d’altra parte, facesse asse con Parigi, questa certamente la tradirebbe usandola per rinforzare l’accordo privilegiato con Berlino. Quindi non prevedo, come fanno i frettolosi, cambiamenti di assetto geopolitico. Inoltre, temo un peggioramento della situazione europea a causa di una Francia socialista che certo non farà crescita, né ordine, con danno per l’Italia.

Tuttavia, c’è una speranza. Hollande, come detto sopra, dovrà trovare un modo per fare più crescita e l’unico, nel contesto attuale e prossimo, è quello di permettere alla Bce di comprare i debiti degli Stati e, conseguentemente, svalutare l’euro, così chiudendo la crisi del debito, e bancaria, e inducendo più crescita via flessibilità del cambio. Un accordo a tre su questo salverebbe tutti. A questo Roma dovrebbe puntare e non ad assi con l’uno o l’altro.

 

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