Standard & Poor’s sotto accusa da parte della Procura di Trani per avere fabbricato dei giudizi fuorvianti sull’economia italiana con lo scopo di destabilizzare il nostro Paese. Formalmente, l’imputazione è “manipolazione del mercato pluriaggravata e continuata”, e si basa su intercettazioni telefoniche nel corso delle quali i massimi vertici dell’agenzia di rating pianificavano la diffusione di notizie totalmente sbagliate. Per Claudio Borghi, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università Cattolica, quella dei magistrati di Trani è soltanto una battaglia contro i mulini a vento, in quanto «non si può inquisire una società straniera per essersi limitata a formulare opinioni, la cui influenza è stata legata al fatto che innanzitutto noi italiani ne abbiamo sopravvalutato il peso».
Ritiene che le accuse dei magistrati di Trani a S&P’s siano fondate?
No, i pm di Trani non hanno ragione. Io sono sempre stato molto critico nei confronti di S&P’s e Moody’s, ritengo che abbiano sbagliato totalmente la visione. Propendo però più per l’insipienza che per disegni di destabilizzazione internazionale. Anche se davvero l’intenzione fosse stata quest’ultima, un gruppo di hedge fund avesse scommesso contro il debito italiano e S&P’s o altre agenzie di rating si fossero prestate ad agevolare le loro speculazioni, non rientra sicuramente nei poteri di una Procura italiana andare a giudicare le legittime opinioni di un’azienda straniera.
Quindi S&P’s non è perseguibile?
Dal momento che formalmente quelle delle agenzie di rating sono opinioni, possiamo soltanto prendercela con noi stessi per avere dato loro così tanto peso. A meno che non fossero basate su dati evidentemente e artatamente falsi, e di fatto non è così visto come stanno andando le cose.
Le previsioni di S&P’s si sono rivelate esatte?
Nel momento in cui Berlino ha commesso l’errore di costringere degli investitori privati a subire perdite sull’acquisto di titoli di Stato europei, tutto il debito dell’Eurozona è diventato a rischio. Se le agenzie di rating avessero svolto bene il loro mestiere, avrebbero dovuto abbassare immediatamente tutti i debiti dell’area periferica da AA a BB o simile. Invece non l’hanno fatto e sono andati avanti semplicemente a inseguire il mercato, continuando ad abbassare i rating man mano che il mercato scendeva. E’ quindi una questione di incapacità, insipienza ed errata valutazione da parte delle agenzie di rating. Non spetta però a una Procura andare a decidere su questi argomenti, che sono soltanto opinioni e come tali vanno intese.
La turbativa della Borsa non costituisce reato?
Sì, è perseguibile in quanto aggiotaggio. Poniamo che io comunichi che la Fiat ha inventato il motore ad acqua e in quel momento il titolo sale perché la gente presta fede a quanto ho dichiarato. Poi si scopre che la notizia non è vera, ma nel frattempo io ho lucrato su questo spostamento. Un conto quindi è la notizia falsa messa in atto per guadagnarci, un altro le opinioni. Se una società estera che compie studi societari dice la sua sull’andamento del mercato, la responsabilità è di chi le presta fede.
Anche le banche d’affari formulano giudizi sul mercato …
Infatti, dal punto di vista formale un’indicazione da parte di una società di rating è esattamente identica a una raccomandazione di acquisto o vendita da parte di una banca d’affari. Ogni giorno Deutsche Bank e Bank of America pubblicano dei report sulle società quotate. Con il tempo si è visto che non esisteva un rapporto stretto tra ciò che la banca consigliava di fare e ciò che effettivamente sarebbe successo in futuro, e ci si è quindi resi conto che il valore di quei giudizi è molto relativo. Ma a nessuno verrebbe in mente di inquisire Goldman Sachs perché fornisce l’indicazione “Sell” su Generali, facendo scendere il mercato.
(Pietro Vernizzi)