L’Eurogruppo, riunitosi ieri in teleconferenza, ha dato la propria disponibilità a concedere aiuti fino a 100 miliardi di euro al governo di Madrid per la ricapitalizzazione delle sue banche. In cambio, i ministri delle Finanze della zona euro chiederanno alla Spagna una riforma del settore finanziario e non più un programma di austerità che, come avvenuto per Grecia, Portogallo e Irlanda, non ha portato i risultati sperati. Secondo quanto scrive oggi il Corriere della Sera, l’Italia dovrà sborsare entro il 2012 circa 48 miliardi di euro per finanziare i programmi di aiuto concessi dall’Eurozona ai Paesi membri in difficoltà, dal 2010 a oggi. Si legge infatti che quest’anno “il Governo stima di concedere finanziamenti complessivi in favore di Grecia, Irlanda e Portogallo per 29,5 miliardi di euro”, a cui vanno aggiunti i circa 5,6 miliardi di euro riguardanti i versamenti nel Fondo salva Stati permanente (Esm). IlSussidiario.net ha chiesto un parere a Emilio Colombo, docente di Economia internazionale presso la Bicocca di Milano, secondo cui «la cifra complessiva del salvataggio che va a interessare i Paesi europei è certamente importante: 100 miliardi rappresentano ovviamente una quota fondamentale per la banche spagnole, ma adesso bisogna vedere se questa cifra verrà interamente utilizzata dagli istituti di credito iberici. La speranza è che non lo facciano, perché altrimenti significa che ci troviamo di fronte a una situazione molto peggiore di quello che si possa immaginare». La reale situazione delle banche spagnole resta attualmente un mistero, spiega Colombo, «ma sembra che l’Europa abbia voluto lanciare un segnale molto forte ai mercati mettendo sul piatto molti più soldi di quelli che la Spagna avrebbe chiesto. Il governo spagnolo ha chiesto analisi dettagliate riguardo lo stato del sistema bancario iberico a due società di consulenza che però ancora non hanno presentato i risultati. Questo significa che anche la stessa Spagna non ha un’idea ben precisa di quanto sia realmente necessario per mettere in sicurezza il sistema bancario, ma nonostante questo l’Europa ha voluto ugualmente dimostrare ai mercati una volontà di coesione e di determinazione verso la risoluzione del problema, tentando di smentire la cronica incapacità di trovare un punto di soluzione comune».
I mercati festeggiano (almeno in apertura), il governo spagnolo ringrazia e l’Europa si dice ottimista, ma la situazione resta comunque paradossale: «Bene l’ottimismo – commenta Colombo -, ma non dimentichiamoci che la notizia in sé è estremamente negativa. Se stiamo cercando di salvare le banche spagnole significa che la situazione è critica, ma nonostante questo il mercato interpreta il tutto come una buona notizia, proprio nel tentativo di cogliere il messaggio di un Europa finalmente coesa in una volontà comune, cosa che in questi ultimi anni non è mai verificata».
Riguardo eventuali scenari futuri, Emilio Colombo spiega che «la situazione è obiettivamente imperscrutabile. I margini di incertezza che attualmente esistono resteranno molto ampi anche nei prossimi mesi. Il primo passo decisivo è rappresentato dalle elezioni greche del prossimo 17 giugno, in cui nessuno può realmente prevedere cosa accadrà, mentre l’altra tappa decisiva è il meeting europeo di fine giugno. Il vero problema resta però il fatto che l’Europa è riuscita nell’incredibile impresa di non prendere alcuna decisione negli ultimi due anni, posticipando ogni valutazione o stabilendo progetti solamente a lungo termine. Decisioni ovviamente utili, ma che non fanno nulla per risolvere la crisi attuale. Proprio per questo è necessario fare entrambe le cose: bene le decisioni a lungo termine, ma, proprio in virtù del fatto che si delinea una chiara prospettiva futura, occorre prendere decisioni che a breve possano supportare questi progetti, e mi auguro che l’Europa lo faccia al più presto».
(Claudio Perlini)