“L’Italia ha dato sufficienti rassicurazioni all’estero e ai mercati di aver messo a posto la sua casa”, ha affermato convinto il presidente del Consiglio Mario Monti riferendo alle Camere sulla situazione italiana in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Un appuntamento, quello di fine mese, che sta assumendo una valenza sempre più significativa in un’ottica di rilancio della crescita nel Vecchio Continente: “Se dal Consiglio europeo uscirà un credibile pacchetto per la crescita – ha sottolineato il premier – allora lo spread italiano diminuirà. E così i tassi di interesse diminuiranno, le imprese saranno facilitate negli investimenti e ciò ci metterà al riparo dal contagio”. Con lo spread che vola fino a 490 punti e un decreto sviluppo che secondo Passera è pronto, Monti parla di un’Italia serena “per il modo in cui oggi si presenta nel quadro internazionale e ai mercati internazionali” e di un Paese che vuole continuare a dimostrare all’Europa di “non aver bisogno della protezione paralizzante di altri”. IlSussidiario.net ha quindi chiesto a Luigi Prosperetti, Professore di Politica Economica presso l’Università degli Studi di Milano, se davvero c’è da stare così tranquilli.
Professore, l’ottimismo espresso da Monti è condivisibile?
Con tutto il rispetto per il presidente del Consiglio, mi sembra un ottimismo alquanto prematuro. Certamente in questi mesi sono stati fatti molti passi avanti, il clima di maggiore responsabilità è stato registrato dalla stampa e dai mercati internazionali, ma basta sfogliare i quotidiani esteri per rendersi conto di quanto sia ancora alta l’attenzione su ciò che accade nel Parlamento italiano. Attualmente stiamo vivendo una fase di rallentamento che governo e Parlamento devono assolutamente correggere, altrimenti ho paura che il Paese dovrà affrontare gravi problemi sul mercato internazionale.
Secondo lei, dal Consiglio europeo potrà uscirà quel “credibile pacchetto per la crescita” che potrebbe far diminuire lo spread?
Sorvolando ogni discorso sulla finanza internazionale, lo spread è essenzialmente un termometro che conferma la “febbre” italiana. Rappresenta di fatto quella distanza tra la credibilità del nostro Paese come debitore e quella che invece possiede la Germania. Devo ammettere di non aver particolare fiducia nei vertici europei, visto quanto accaduto negli ultimi due anni.
Cosa intende dire?
Viene alla mente l’espressione inglese che recita “too little, too late”, vale a dire “troppo poco, troppo tardi”. Vertici come quello di fine giugno sono sempre arrivati troppo tardi nella speranza di curare un “paziente” le cui condizioni erano ormai disperate. Non credo nei vertici taumaturgici, anche se naturalmente spero che possa essere compiuto un passo in avanti verso la realtà.
Quale potrà essere una soluzione?
Di certo non vedremo la Germania addossarsi tutti i debiti degli altri Paesi, ed è una follia pensare a un’ipotesi del genere. Una parte della soluzione consiste certamente in una mutualizzazione, ma in cambio bisognerà offrire alla Germania proposte concrete e questo evidentemente ancora non è stato fatto. Come ancora non si è riusciti a capire che molte grandi banche europee, ma anche medie e piccole, sono oggettivamente in situazione di estrema difficoltà.
Cosa fare quindi?
Bisogna intervenire, ristrutturare con decisione queste banche e compiere quei passi dolorosi, ma necessari che cerchiamo di rinviare da due anni e che continuano a far peggiorare la situazione.
Secondo lei, dopo gli aiuti alla Spagna, l’Italia sarà il prossimo Paese contagiato?
Dipende sempre da quanto siamo credibili ai mercati che continuano a guardare con estrema attenzione a quello che accade nel nostro Paese. Se il governo continua ad avere difficoltà in Parlamento significa che l’Italia non vuol cambiare. Sono dell’idea che l’Italia avrà bisogno di aiuti provenienti da più parti, che però arriveranno solamente quando i mercati avranno una fiducia molto elevata sul fatto che il nostro governo ha realmente la possibilità di cambiare la nostra economia. Insomma, bisogna che il Parlamento lasci agire il governo, altrimenti dovrà prendersi la responsabilità di un eventuale ulteriore peggioramento della crisi italiana.
(Claudio Perlini)