Il debito pubblico italiano raggiunge una nuova cifra record. Nel mese di aprile, secondo quanto comunica Bankitalia, si è toccata la cifra di 1.948,584 miliardi di euro, un aumento rispetto a quello che era già un record storico, registrato nel mese precedente e cioè 1946 miliardi di euro. L’anno scorso nello stesso mese il debito pubblico arrivava a 1889,6 miliardi di euro. Rispetto alla fine del 2011 il debito pubblico complessivo risulta aumentato di 50,709 miliardi di euro. Gli esperti ricordano però che il riferimento di questi dati è per lo stock di debito, mentre il dato utile per Bruxelles non è quello assoluto ma il rapporto tra debito e prodotto interno lordo. Il direttore generale della Banca d’Italia Saccomanni fa sapere a commento di questi dati allarmanti che si tratta di un problema strutturale in quanto sono dieci anni che l’economia italiana non cresce sia in prospettiva storica sia rispetto ai principali Paesi europei. Sempre nel rapporto diffuso da Bankitalia si segnalano altri dati: le entrate tributarie nei primi quattro mesi del 2012 sarebbero in lieve aumento con un +0,2%. Nel mese di aprile, rispetto all’aprile del 2011, le entrate sono cresciute del 2,4% in più. Sempre Saccomanni fa sapere come la competitività internazionale delle aziende italiane nell’ultimo decennio sia andata decrescendo: “La quota di mercato dell’Italia sull’export mondiale in volume è passata dal 3,6 per cento nel 2002 al 2,7 del 2011. Nello stesso periodo quella della Germania è rimasta inalterata, al 9 per cento”. Saccomanni precisa che dopo una fase acuta di crisi il credito alle imprese si sta riprendendo: “L’accesso al mercato dei capitali – è tanto più importante in un sistema come il nostro in cui gli impieghi eccedono la raccolta stabile e dove quindi le difficoltà sul fronte della liquidità e del ricorso al mercato possono ripercuotersi più facilmente sull’erogazione del credito”. Il rapporto è stato presentato oggi a cura di Bankitalia nel Supplemento al Bollettino statistico della Banca d’Italia dedicato alla Finanza pubblica.
Per Saccomanni “i bassi livelli di patrimonializzazione e la stretta dipendenza dal credito bancario rappresentano un elemento di fragilità nel breve termine del nostro sistema produttivo, un freno alle potenzialità di sviluppo”.