Mario il “mago” ha fatto il miracolo con le sue proposte di raffreddare lo spread fino a 410 punti e di far rimbalzare la Borsa? In realtà, la proposta di Mario Monti nel G20 di Los Cabos in Messico, quella del famoso Fondo salva-Stati che acquista bond è già stata presa, esaminata e definita come “un’aspirina” dal Commissario agli Affari economici dell’Unione europea, Olli Rehn. In altri termini, la proposta è stata stroncata. E la vaga, molto vaga, disponibilità dei tedeschi, non sembra neppure essere presa in considerazione. Francesco Forte, grande economista, ex ministro delle Finanze, legge attentamente il valore dello spread, sceso oggi a 412 punti base, e il rimbalzo della Borsa italiana, come di tutte quelle europee: «La proposta di Monti non c’entra nulla. Anzi, credo che il nostro primo ministro abbia preso dei “metaforici schiaffi”».
Dunque cos’è successo sui mercati?
Lo spread è sceso perché la Grecia non è crollata, non è crollato l’euro, anche se resta in grande sofferenza. I traders che avevano puntato su questo, oggi hanno cominciato a coprirsi. Temporaneamente, la speculazione si è fermata, ma è solo questione di giorni. Restano tutti i problemi.
Sono molti questi problemi?
C’è innanzitutto la sofferenza della Spagna. La Grecia sembra una questione temporaneamente sistemata, con un governo tripartito che dovrebbe offrire alcune sicurezze, ma le banche spagnole sono in grande sofferenza sui mutui immobiliari e tutto questo ritornerà fuori.
Poi c’è l’Italia.
Dove esiste un rischio contagio se riparte, come ripartirà la speculazione. L’analisi dei tedeschi sull’Italia non è affatto buona. Senza la riforma del mercato del lavoro, senza riforme strutturali, l’Italia non sistema la sua bilancia dei pagamenti. Qui Monti cerca di arrabattarsi, ma la soluzione diventa difficile.
Per quale ragione?
Il problema di Monti è quello di portare al governo il centrosinistra alle prossime elezioni e questa riforma del lavoro non convince nessuno, nemmeno il Pd. Quindi Monti traccheggia, non sa dove andare a sbattere la testa, prende tempo. Vedremo che cosa farà nell’incontro con Rajoy, Hollande e la Merkel. Ma senza una riforma del lavoro reale, come quella proposta a suo tempo da Sacconi, oppure come quella suggerita da Marchionne, non si va da nessuna parte. I tedeschi non la vedono bene e insistono perché l’Italia affronti il problema della produttività, così come hanno fatto loro.
Diventa un percorso a ostacoli.
Certamente, questa è l’autentica difficoltà di Mario Monti. Il suo governo assomiglia sempre di più al governo di Lamberto Dini, quello che poi ha lasciato la strada al primo governo di Romano Prodi. Ma in sede europea e anche internazionale, al nostro primo ministro hanno spiegato che la sua linea non funziona. È questo il senso vero che si deve cogliere da questa “girandola” di incontri e di riunioni.
In sostanza a Monti hanno spiegato che ci vogliono riforme per stimolare crescita e produttività.
È così. Glielo stanno facendo capire in tutte le maniere. Ma a volte sembra che al nostro presidente del Consiglio non interessi il risanamento del nostro Paese, ma piuttosto raggiungere un obiettivo di carattere politico.
Quindi il raffreddamento dello spread in questo momento c’entra come i “cavoli a merenda” con le proposte di Monti.
La proposta di un Fondo salva-Stati che dovrebbe acquistare titoli esiste da luglio. Ma il problema non è quello. I problemi, per la zona dell’euro, restano le grandi sofferenze della Spagna e la mancanza di autentiche riforme da parte dell’Italia. Se le cose restano così, fra pochi giorni, lo spread ricomincerà a salire.
(Gianluigi Da Rold)