Il settimanale Der Spiegel ha pubblicato un rapporto segreto del ministero delle Finanze di Berlino, in cui si descrive un’eventuale dissoluzione dell’euro come un evento catastrofico innanzitutto per la Germania. Il titolo dell’articolo, “Uno sguardo sull’abisso”, non lascia spazio a equivoci. Il dossier parla di un calo dell’economia tedesca del 9,2% e di un aumento dei disoccupati del 9,3%, in seguito al quale i senza lavoro raggiungerebbero quota 5 milioni. “Di fronte a queste prospettive – sottolinea Der Spiegel -anche un salvataggio dell’euro a caro prezzo appare come il minore dei mali”. Ilsussidiario.net ha intervistato Emilio Colombo, docente di Economia internazionale all’Università Bicocca.

Professor Colombo, che cosa ne pensa dello scenario che emerge dal rapporto del ministero delle Finanze tedesco?

Lo scenario di una disgregazione dell’euro è espresso bene dal titolo dello Spiegel, “Uno sguardo sull’abisso”. Mi fa piacere che finalmente lo scoprano anche i tedeschi, dal momento che è quello che in tanti scrivono da tempo. L’euro non è soltanto una valuta, ma anche la conclusione di un percorso iniziato 50 anni fa. Se venisse meno l’euro, dal punto di vista politico verrebbe meno anche l’Europa: sarebbe uno sconvolgimento epocale sia dal punto di vista economico, sia politico e sociale. E’ quindi talmente costoso uscire da questo progetto, che non c’è altra soluzione se non andare quella di avanti.

E’ anche la tesi di Der Spiegel

E’ fondamentale che un settimanale importante come Der Spiegel sottolinei questo aspetto. L’opinione pubblica in Germania conta molto nel determinare le scelte dei policy maker, ed è quindi opportuno che si renda conto dei possibili rischi cui può andare incontro se il governo di Berlino adotta posizioni eccessivamente rigide, anche se magari giustificabili. La linea di Angela Merkel rischia di mettere a repentaglio l’esistenza stessa dell’euro, come del resto è stato sottolineato da osservatori anche molto diversi tra loro.

Allora perché il Cancelliere insiste tanto sul rigore?

La società tedesca è genuinamente convinta che l’unico modo per andare avanti sia la politica del rigore, cioè il fatto di tenere sulla graticola i Paesi che finora hanno dimostrato scarsa propensione ad adottare politiche di pareggio di bilancio, giungendo addirittura a occultare i bilanci reali come ha fatto la Grecia. La Germania ritiene che per realizzare un’Europa virtuosa, l’unica soluzione sia quella di tenere sulla graticola i Paesi più indebitati. Il pungolo dello spread è utilizzato per fare sì che questi Stati realizzino le riforme necessarie. Senza spread del resto, in Italia non avremmo un governo tecnico ma sarebbe tuttora in carica quello di Berlusconi.

Quindi i tedeschi beneficiano dell’euro, pur senza essere disposti a pagarne i costi …

I tedeschi hanno tratto dei vantaggi enormi dalla moneta unica, perché hanno potuto esportare i loro prodotti a tutti i Paesi periferici dell’eurozona. Con l’euro siamo stati messi tutti sullo stesso piano, e quindi l’Italia ha smesso di essere una minaccia per i tedeschi con le sue svalutazioni competitive. La Germania nel frattempo è riuscita ad attuare le riforme che noi non abbiamo fatto, dimostrando la sua superiorità nei nostri confronti. Ciò le ha permesso di incrementare drasticamente le esportazioni. Ma anche l’Italia ha tratto grandi benefici dall’euro.

Benefici di che tipo?

L’Italia negli ultimi dieci anni ha avuto spread molto più bassi rispetto ai primi anni ’90, ed essendo fortemente indebitata ha goduto di un consistente risparmio sul tasso d’interesse. A differenza dei tedeschi però il nostro Paese non ha fatto granché per sfruttare questo guadagno, e tutto ciò si è tradotto in uno squilibrio consistente, perdurato per una decina d’anni, tra i Paesi più virtuosi e quelli meno. Si è generato cioè un surplus di parte corrente per gli uni e un deficit di parte corrente per gli altri. Le due cose sono interconnesse, la Germania ha un surplus perché Italia, Spagna e Grecia hanno un deficit, e la soluzione quindi non può che essere comune: noi non possiamo ridurre il nostro deficit senza che loro riducano il surplus.

A quale soluzione pensa?

I tedeschi, pur avendo ragione nel sostenere la virtuosità del loro operato, non possono sottrarsi a una soluzione cooperativa della crisi. Se tirano troppo la corda, portando alla dissoluzione dell’euro, finirà che ci perderanno esattamente quanto noi. Ciò che stanno chiedendo i governi Monti e Rajoy non è l’accesso alla carta di credito dei tedeschi, come vogliono fare credere i media del loro Paese. Italia e Spagna vogliono solo avere la possibilità di attuare le riforme, che soprattutto nel nostro Paese sono state molto vigorose, all’interno di un percorso sostenibile. Se noi mettiamo in pratica le riforme con uno spread di 500 punti base, l’unico risultato sarà che tra un anno avremo bisogno di una nuova finanziaria.

 

(Pietro Vernizzi)