Berlino elogia Monti, il Financial Times lo vede addirittura come il possibile salvatore dell’euro. Martin Kotthaus, portavoce del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha sottolineato che il nostro presidente del Consiglio “può risolvere bene i problemi dell’Italia”. Mentre Wolfgang Munchau, editorialista del quotidiano finanziario, si immagina addirittura che Monti riesca a convincere la Merkel ad abbandonare la politica del rigore attraverso la minaccia delle dimissioni. IlSussidiario.net ha intervistato l’ex ministro delle Finanze, Francesco Forte, per chiedergli quali scenari si aprono in vista del vertice del Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno.
Da che cosa nascono gli elogi del governo tedesco a Monti?
Il ragionamento del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, è che una coalizione che comprende Pdl, Udc e Pd offre la massima garanzia di continuità, perché raccoglie tutti i partiti che sono favorevoli alle riforme. Monti può parlare a nome di una grandissima maggioranza, proprio per la formula del suo governo tecnico che in realtà ha un vasto consenso politico. Un ruolo decisivo lo riveste anche il fatto che il Pdl ha dichiarato che voterà a favore della riforma del lavoro, nella sua versione attuale, per assicurare al governo di avere un dossier positivo e rafforzarlo in vista del Consiglio Europeo.
Che cosa ne pensa invece dell’editoriale del Financial Times?
L’articolo di Munchau è semplicemente insensato e riflette le vedute negative del Financial Times nei confronti dell’euro. La richiesta che Monti minacci le dimissioni nel momento in cui è sostenuto dai tre partiti più importanti sembra quasi voler dire che a dimettersi dovrebbe essere l’Italia. La vera questione all’ordine del giorno è un’altra.
Quale?
Gli analisti tedeschi e il Wall Street Journal hanno sottolineato che la riforma del lavoro appena varata dal governo Monti non è sufficiente. Pdl e Confindustria hanno inoltre strappato la promessa che ci saranno delle modifiche nel senso di una maggiore liberalizzazione. Ciò che chiede Munchau, cioè il federalismo e l’unione politica e fiscale, non sono la reale priorità del momento. Le vere necessità sono la costruzione dell’unione bancaria, ma soprattutto il rilancio della crescita.
Il Financial Times vede sullo sfondo un ritorno di Berlusconi …
Sembra quasi che l’Italia debba diventare la protagonista di una sorta di tragedia. Il Financial Times insinua che Berlusconi sarebbe l’eminenza grigia di una rottura con Monti. Il Professore secondo Munchau dovrebbe quindi minacciare le dimissioni per impedire un ritorno dell’ex premier, il quale rovinerebbe tutti i progressi fatti finora. In realtà non è affatto vero che il Cavaliere abbia questo intento: al contrario, sta rischiando il sacrificio del partito di maggioranza per potere reggere una situazione in cui il Pdl è il principale donatore di sangue.
In che senso?
Come si vede dai contratti di lavoro inseriti nel disegno di legge della Fornero e dalla tassazione della prima casa, quello di Monti è in sostanza un governo di sinistra che riceve l’appoggio del partito di centrodestra per attuare alcuni provvedimenti nella direzione del rigore fiscale e altri che sono illiberali. Il Pdl appoggia il governo allo scopo di salvare l’Italia.
Che posizione deve tenere il nostro Paese in vista del Consiglio Europeo?
L’Italia deve chiedere in modo concreto provvedimenti a favore della crescita e sollecitare l’unione bancaria richiesta dalla Bce. E’ inoltre fondamentale che il nuovo organismo di vigilanza bancaria sia presieduto dalla Banca centrale europea, e non da un soggetto autonomo diverso.
Perché?
In primo luogo perché ciò è previsto dallo statuto della Bce, e quindi non c’è bisogno di inserire modifiche al trattato. L’esperienza ha inoltre dimostrato che quando la banca centrale si assume la responsabilità della vigilanza bancaria si ottengono dei buoni risultati, mentre se a farlo sono le cosiddette autorità indipendenti, i banchieri più potenti finiscono per prendere il sopravvento.
Con quali conseguenze?
Si finisce con il provocare le crisi bancarie come quelle avvenute in Spagna, Irlanda, Olanda, in parte in Francia e Germania, ma soprattutto negli Stati Uniti da cui tutto ha avuto inizio. Gli italiani dovrebbero essere stanchi di pagare per i debiti di Spagna, Grecia e chissà quale altro Paese.
Non è normale, nel momento in cui si va verso gli Stati Uniti d’Europa?
La Borsa italiana e gli operatori internazionali hanno scommesso sul fatto che senza l’unione politica l’euro fallirà. Questo è un messaggio falso, che non ha niente a che vedere con il modello serio di unione monetaria, e serve solo per creare un’intesa speculativa di attacco all’euro. Bisogna quindi assolutamente che ci si renda conto che quelli che chiedono troppo sono i veri nemici dell’euro.
(Pietro Vernizzi)