In una situazione di crisi economica e finanziaria senza precedenti, gli intermediari finanziari per eccellenza, cioè le banche, rischiano di diventare sempre più “popolari”, non nel solco della grande tradizione della benemerita banca popolare ottocentesca e neppure nel significato più benevolo dell’aggettivo. Al contrario, emerge una notizia che sta mettendo letteralmente a soqquadro la City londinese e che potrebbe avere delle ripercussioni internazionali di vasta portata. Al centro dell’attenzione c’è il colosso Barclays, la cui storia affonda addirittura al 17° secolo, nel 1690. Un marchio storico, che dovrebbe garantire certezza, affidabilità, professionalità e tutto quello che compete a una grande banca. Ma proprio in questi mesi, una sezione della Sec americana, l’Autorità di vigilanza Usa, per motivi che al momento non sono ben chiari, viene a sapere dal Credit Suisse, in cambio di una sorta di immunità, che la grande banca inglese avrebbe “taroccato”, aggettivo non scientifico, il Libor, vale a dire il tasso di riferimento per i mercati finanziari. Si tratta di un tasso variabile calcolato giornalmente dalla Bba, la British Bankers Association (più o meno la nostra Abi) in base ai tassi di interesse richiesti per cedere a prestito depositi in una data divisa dalle principali banche che operano sul mercato interbancario londinese. James Charles Livermore, operatore finanziario internazionale, appare perplesso e quasi titubante nel’esprimere completamente il suo giudizio su questo affare.



«Il Libor è il tasso di riferimento su cui le banche operano nell’interbancario, cioè si imprestano denaro tra loro, dopo la chiusura del mercato. Questo tasso è minore rispetto al tasso di sconto che le banche pagano per un prestito all’istituto centrale. Si tenga presente che il mercato interbancario è particolarmente importante per assicurare la solvibilità delle banche e dell’intero sistema creditizio. Allora, se qualcuno imbroglia, magari coscientemente, sul tasso di riferimento, programma quasi una sorta di “rapina” ben congegnata.



Scusi se cerco di interpretare i suoi ragionamenti confezionati con il velluto. Lei mi sta dicendo che Barclays ha “taroccato”, in piena libertà e consapevolezza, il Libor?

Questo è quello che sembra di capire da una consistente sequenza di e-mail raccolte e dalle risposte, “confidenziali” del Credit Suisse all’Autorità di vigilanza americana. Si dice che nel corso di una riunione sia stato “preso in considerazione” e stabilito di alterare questo tasso, con il suo presidente Bob Diamond.

Barclays ha passato momenti difficili nel 2008, quando il governo britannico nazionalizzò diverse banche in una notte. Barclays prima ricorse ai finanziamenti statali, poi riuscì a restare privata con il ricorso a Fondi sovrani arabi.



La storia è andata in questo modo. Il problema è che se Barclays ha alterato il valore del Libor è come se si alzasse il sipario su uno scenario inquietante, dove si bara in affari sull’ordine di migliaia di miliardi. Dove l’affidabilità e la credibilità di una banca viene lasciata alla discrezione, tollerata per un lungo periodo, dalla stessa governance della banca. Il problema che ci si pone al momento, al di là di quello che possa capitare a Barclays, è se questo sia un caso isolato oppure se c’è una serie di operazioni fatte in questo modo. È per questa ragione che la finanza inglese, al momento, sta entrando in un’autentica tempesta che è difficile comprendere se terminerà solo con una multa comminata dalle Autorità di vigilanza americana e inglese.

 

Le disinvolture delle banche in questo periodo sono veramente inquietanti. La Banca dei regolamenti internazionali, la Bri, ha comunicato settimana scorsa che dallo scoppio della crisi dei subprime, le banche non hanno affatto mutato rotta, continuando a fare trading e speculazioni come prima della crisi.

 

Se risultasse vero quello che si dice su Barclays, avremmo cinque anni filati, in piena crisi che fa saltare addirittura alcuni Paesi, in cui una banca ha fatto quello che ha voluto con il valore del tasso sul mercato interbancario. Sarebbe un fatto impressionante. Bontà sua, Diamond ha già detto che non si metterà per non compromettere l’immagine della banca.

 

(Gianluigi Da Rold)