Dopo trattative difficili, fatte anche di veti e mediazioni, il vertice europeo chiusosi ieri a Bruxelles sembra essere arrivato a un accordo importante. In particolare, è stato stabilito che saranno cambiate le modalità in cui sono utilizzati i fondi salva-stati Esm ed Efsf. Il primo potrà ricapitalizzare direttamente le banche, sotto la vigilanza della Bce, senza più dovere dipendere dai Consigli dei ministri dei singoli Stati. I fondi potranno poi essere utilizzati come “scudo anti-spread”, come proposto dal Premier italiano Mario Monti, così da aiutare quei paesi che hanno intrapreso un cammino di risanamento dei conti a non finire schiacciati dalla speculazione. Infine, è stato approvato un patto per la crescita e il lavoro in grado di mobilitare 120 miliardi di euro. I mercati sembrano aver “dimenticato” la crisi: le borse europee hanno chiuso con grossi rialzi, tra cui spicca quello di Piazza Affari al +6,59%; lo spread è invece sceso a 425 punti base, dopo aver toccato un minimo di 409. Abbiamo chiesto a Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, un commento su quanto accaduto.
Professore, secondo alcuni commentatori questo vertice ha preso decisioni “radicali”. E’ stato davvero così?
Più che di decisioni radicali, parlerei di un incontro ricco di proposte promettenti. Le questioni messe sul tappeto sono importanti, e la prima in assoluto è il progetto che ha come obiettivo quello di ridurre lo spread che in effetti è il pericolo più grave e incombente. Fondamentalmente l’operazione dovrebbe passare attraverso l’attivazione dell’European Stability Mechanism (Esm) e in secondo luogo con un ruolo di vigilanza più accentuato da parte della magistratura europea. Inoltre, nelle operazioni di intervento sulle banche i titoli emessi e sottoscritti da privati non vanno più in seconda linea di pagamento come è accaduto finora.
Lei valuta positivamente questi risultati?
Le questioni più importanti sono state messe sul tappeto, ma bisogna stare molto attenti per far sì che il diavolo non si nasconda nei dettagli. Il risultato del Consiglio Ue è quello di avere messo in agenda una soluzione, ma resta ancora da capire esattamente qual è il funzionamento di questo progetto e come verrà finanziato. Si tratta di un volume molto ingente di risorse, per il quale la Bce in un modo “di sponda” svolge comunque un ruolo decisivo.
L’accordo basterà a calmare lo spread?
In linea di principio sì, ma in passato abbiamo avuto troppe partenze false alle spalle, incluse le ultime operazioni di rifinanziamento della Bce, che sembrava dovessero dare un respiro più lungo di quello che hanno dato in realtà. Invece, purtroppo, è durato lo spazio di due mesi. Per il momento l’esperienza è stata che provvedimenti che avevano anche un sia pur minimo aspetto che poteva non essere gradito agli investitori esteri, si sono conclusi inevitabilmente con un insuccesso.
Da che cosa dipenderà il fatto che ciò avvenga anche in questo caso?
Bisognerà lavorare bene per costruire il funzionamento di questo meccanismo e soprattutto per dare all’Esm una dignità e una struttura che per ora sono ancora molto evanescenti. Serve quindi cautela negli ottimismi, per non essere delusi un’altra volta. Cerchiamo di fare un passo dietro l’altro con grande attenzione, in modo che le prospettive di riduzione dei tassi possano diventare un risultato stabile.
In un’intervista uscita su Repubblica, Romano Prodi ha dichiarato: “Neppure la Germania ce la può fare da sola”. Che cosa ne pensa di questa posizione?
Sono d’accordo sul fatto che la Germania non possa reggere tutto il peso da sola, nonostante il suo status robusto. C’è tutto uno sfondo politico che, secondo la riflessione di Romano Prodi, va articolato perché dal punto di vista industriale la Germania in questa fase sta guardando molto più a Est che a Sud dell’Europa. Ritengo quindi che la riflessione dell’ex presidente del Consiglio sia corretta, ma non corrisponde a una fase di scivolamento degli interessi economici della Germania verso Oriente.
(Pietro Vernizzi)