Il tanto atteso piano di tagli rivoluzionario dovrebbe essere partorito o, almeno, presentato a breve. Entro il 12 giugno. Allora, il supercommissario Enrico Bondi fornirà un quadro preciso della situazione. Spiegando come e dove la falcidia della Spending Review si abbatterà. Si è parlato, finora, di un risparmio di 4,2 miliardi di euro che, se ciascun ministero farà la sua parte, potrebbero arrivare a 5. Si tratta, in ogni caso di un semplice “aperitivo”. Da qui agli anni a venire, la spesa aggredibile potrebbe aggirarsi attorno ai 100 miliardi di euro, fino a 400 secondo le stime più ottimiste. Nel frattempo, c’è chi afferma che, nell’immediato, esistono strade molto più facilmente percorribili. Come Mario Baldassarri. Che, su queste pagine, sosteneva che per tagliare sia sufficiente «conferire un budget di spesa sulla voce acquisti basato sui dati storici dell’anno prima o degli anni precedenti, con un obiettivo di risparmio» finalizzato, in particolare, a eliminare gli sprechi derivanti da «60 miliardi di spesa pubblica inficiata da corruzione nelle voci relative agli acquisti, ai fondi perduti e nelle ex municipalizzate». Alfredo Mantovano, onorevole del Pdl ed ex sottosegretario all’interno, illustra a ilSussidiario.net i suoi dubbi. «Va detto, anzitutto, che la proposta di Baldassarri rappresenterebbe una Tremonti Bis; ovvero, il ritorno ai tagli lineari, quando ogni ministero si trovava, di anno in anno, con sempre meno risorse ma costretto a trovare il modo per funzionare in ogni modo. In sostanza, ad arrangiarsi». Secondo Mantovano, in tal senso, la Spending Review è certamente preferibile. «Risparmiare senza perdere in efficienza e funzionalità mi sembra molto più sensato».
Detto ciò, dati i suoi trascorsi, Mantovano è particolarmente preoccupato per quello che potrebbe accadere alle forze di sicurezza. «L’incontro tra il ministro e le forze di polizia che si sarebbe dovuto tenere oggi è stato rinviato. Il che lascia presumere che il quadro sia ancora in via di definizione. Sta di fatto che, se ad alcune dichiarazioni del governo seguiranno i fatti, sul fronte della sicurezza potrebbero determinarsi seri problemi». In particolare: «lLintenzione pare che sia quella di chiudere 20 Prefetture. Non è chiaro, anzitutto, con che criteri. Né come questo governo riuscirà a mantenere un minimo di coerenza nella propria linea di azione. A fine marzo, infatti, un Consiglio dei ministri ha nominato giusto 20 prefetti, a più di metà dei quali non è ancora stato affidato alcun incarico. Sono ancora a disposizione. Tali nomine mi sembrano del tutto inconciliabile con l’eliminazione delle prefetture di fine aprile. Un conto, inoltre, è razionalizzare; altro, eliminare presidi di sicurezza del territorio».
Tanto più che, volendo, ci sarebbe un vero e proprio tesoro a disposizione. «In seguito ai risultati raggiunti dal precedente governo nella lotta alla criminalità organizzata, si è istituto un fondo – il Fondo unico di giustizia – in cui sono confluiti i beni sequestrati ai mafiosi, per un ammontare di 4 miliardi di euro. Metà di questo fondo dovrebbe esser destinata a integrare le esigenze del settore sicurezza, l’altra, quelle della giustizia». Ma il condizionale è d’obbligo: «Nell’operare i tagli temo che non si tenga conto di queste risorse e che non si compiano i passi necessari per renderle immediatamente fruibili».
(Paolo Nessi)