Se chi costringe il contribuente a tirar fuori dal portafoglio fior di quattrini lo mette pure nelle condizioni di dover superare un percorso a ostacoli per farlo, la situazione diventa particolarmente odiosa. E’ quanto sta succedendo con i recenti casi di F24 respinti. Ora, già, di per sé, la famigerata Imu è cosa spiacevole. Tra le innumerevoli tasse e nuovi balzelli introdotti dal governo Monti, quella maggiormente mal sopportata. Del resto, la casa è il bene cui gli italiani tengono di più. C’è da chiedersi, quindi, il perché di una tale pervicacia nel vessare il cittadino. Al di là di questo, ilSussidiario.net ha chiesto a Valeriano Canepari, presidente del Caf della Cisl e coordinatore nazionale della Consulta dei Caf cosa sta succedendo. «Alcune banche e alcuni sportelli postali – spiega – ancora non si sono completamente allineati o non sono a conoscenza delle disposizioni in base alle quali devono accettare gli F24 anche senza il numero di rateazione scelto. Le rate possono, infatti, essere 2 o 3. Ebbene, il pagamento, in alcuni casi, è stato respinto poiché non risultava compilata la sezione relativa all’indicazione del numero di rate».



C’è un secondo problema: «Si è verificato, soprattutto, negli uffici postali. Anche se, a dire il vero, non in maniera generalizzata, ma esclusivamente presso alcuni uffici di alcune zone d’Italia, specie in Lombardia, a Genova e a Imperia». Riguarda il cosiddetto F24 semplificato: «Si tratta di un modello di pagamento particolare, pubblicato da poco dall’Agenzia delle entrate. Rispetto all’originale è molto più snello. In un solo foglio (in duplice coppia, una per il contribuente, l’altra per l’istituto di credito o per la posta) invece che in tre, sono contenuti i dati relativi al versamento. I problemi, laddove sono stati riscontrati, sono stati causati da ritardi nella diffusione dei software». Anche in tal caso, tuttavia, si è data indicazione di accettarli in ogni caso.



«Quindi, le Poste sono obbligate a ritirarlo. Tutt’al più, gli addetti agli sportelli potranno chiedere ai contribuenti di ripassare dopo un giorno o due per avere giusto il tempo di sistemare i programmi». Infine, sempre in merito al modello semplificato: «Vi sono casi in cui non tutto il personale non è stato raggiunto con la medesima tempestività. Può accadere che alcuni direttori di filiale o di sedi di poste abbiamo interpretato in maniera diversa le circolari. E che, di conseguenza, si siano creati disagi». Attenzione, però: «Parliamo di disservizi, non di ostacoli veri e propri». Una sottolineatura necessaria. A questo punto, infatti, il governo pare intenzionato a concedere una proroga. O, per lo meno, non esclude di farlo. Sarebbe di 20 giorni e consentirebbe di versare l’acconto Imu entro 6 di luglio. Tuttavia, questa volta, non si tratta di una richiesta proveniente dai Caf.



E Canepari ci tiene a ribadirlo. «La domanda non è partita da noi. Stiamo lavorando al massimo e vedremo di accontentare tutti i contribuenti. Tant’è vero che abbiamo deciso di fare meno 730 per dedicare più tempo all’Imu. E abbiamo aperto anche i sabati. Tuttavia, crediamo di essere in grado di farcela e non ci sembrerebbe opportuno chiedere una proroga ulteriore».

 

(Paolo Nessi)