Una nuova riunione del Consiglio del ministri e una nuova proposta: niente meno che “Un piano nazionale per la famiglia”. Il comunicato del Governo contiene una serie di annunci di interventi che sarebbero di estremo interesse, probabilmente di grande sollievo per le famiglie italiane, che nel giro di tre anni, tra le manovre Tremonti e Monti, dovranno  pagare 8400 euro in più di tasse e il resto. Mentre le famiglie della Francia,  dove c’è una tradizione giacobina e antireligiosa, c’è stato Napoleone “l’anti-Cristo”, e ora una repubblica laicista, le famiglie pagheranno circa 350 euro in più. Ma attenzione, deve ancora arrivare l’Imu, perché i calcoli sono ancora più complicati per tutti gli italiani. Tra i promotori di questa versione finale del Piano, il ministro per l’integrazione Andrea Riccardi, che già nel “question time” al Senato, aveva spiegato: “Il Fattore Famiglia? Era mio desiderio attuarlo nella sua completezza, ma sarebbero stati necessari 15 miliardi: per il momento non ci sono le risorse”. Il professor Luigi Campiglio, docente di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, che segue con rara attenzione i problemi della famiglia, non sembra così entusiasta di questo nuovo annuncio. In realtà, sarebbe il primo a essere felice di un autentico intervento a favore delle famiglie. Immediato o in un tempo ragionevolmente breve. «Io spero che ci stupiscano. Magari ci stupiranno davvero, ma fino a che non si vedono le risorse, che non si trovano, si possono fare tanti annunci, ma non ci si può fare illusioni. L’elenco degli interventi a favore delle famiglie è lungo, dettagliato e tutti ce l’hanno presente. Ma io non credo che riusciranno ad attuarlo da adesso, perché non c’è alcuna risorsa».



La si può prendere almeno come una dichiarazione di buona volontà.

Questo senz’altro. Abbiamo visto in questi giorni il passaggio del Papa a Milano. Abbiamo sentito i suoi discorsi, abbiamo ascoltato come è stato affrontato il tema della famiglia. Probabilmente anche nel Governo ci si è accorti che una politica per la famiglia in questo Paese è quasi assente, da molto tempo.



E questo è un momento dove le famiglie sono ancora più colpite, ancora più in difficoltà.

Certo, non saremo ridotti come la Grecia, ma forse qualcuno dovrebbe cominciare a rendersi conto che non  si rinuncia solo più ad alcuni consumi generici, oggi si comincia già a rinunciare ai consumi delicati, come quello per le medicine, per le spese dei figli. E’ questo che sta capitando nelle famiglie italiane. Al momento resta una politica di austerità durissima. Prima delle vacanze estive ci arriva il regalo della prima rata dell’Imu, così non si va in vacanza, a Natale arriverà il conto finale come regalo.



Lei sta dicendomi che si fa solo una politica di annunci?

Questa è la vecchia politica italiana dei “due tempi”, prima si fanno gli annunci, poi si aspetta a realizzare le riforme. Non mi sembra che ci discosti di molto da questa prassi vecchia e consolidata. Adesso mi metterò a leggere dettagliatamente questo Piano per la famiglia. Ma credo che risorse non ce ne siano e quindi che risultato si può ottenere?

In fondo, la “politica dei due tempi” è stata ripetuta, secondo il vecchio schema italiano. anche con l’annuncio dell’austerità e poi della crescita.

Appunto. E di crescita non se ne vede l’ombra, non si realizza, non si materializza per nulla. Per ora si vedono solo i risultati dell’austerità, con il crollo dei consumi, un minor gestito fiscale sull’Iva, le imprese in difficoltà e le famiglie in affanno. A volte penso che il governo voglia solo perseguire come obiettivo un suo motivo di merito: l’avanzo primario. L’impressione è che se va avanti in questo modo rischia di non raggiungere neppure questo.

  

Ci sono dati anche a livello internazionale che non promettono nulla di buono.

 

Anche questo è da tenere presente. Una politica di austerità, basata su un rigido risanamento dei conti pubblici che poi avrebbe permesso, attraverso le esportazioni, una ripartenza e quindi una crescita, è una strategia che non sembra molto incoraggiante. E’ in frenata il commercio mondiale ormai e quindi anche chi lavora sull’export vede solo un rallentamento. Per quanto riguarda il mercato interno dovremmo essere costretti purtroppo solo a ripetere le stesse cose che diciamo da tempo.

 

Prospettive dure, in conclusione, malgrado l’annuncio di piani nazionali.

 

Io ripeto: spero che mi stupiscano. Ma sto aspettando da sette mesi che mi stupiscano.

 

(Gianluigi Da Rold)

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