Il Paese europeo di maggior peso (almeno politico ed economico) continua a dare problemi all’Europa. Dopo un percorso tortuoso, lungo e stentato, i vari organismi europei erano riusciti a mettere a punto due meccanismi fondamentali per la stabilità finanziaria e la crescita dell’Unione: il Fiscal compact e l’Esm (cui, una volta definiti i connotati tecnici, sarà attribuito il compito di fungere da Fondo anti-spread); ma la Corte Costituzionale tedesca potrebbe mettersi di traverso. Le due leggi sono già state ratificate con i due terzi del Bundestag e del Bundesrat. Tuttavia, sei ricorsi presentati da una valanga di singoli cittadini, dal partito di sinistra Linke, da un ex deputato cristiano sociale e dal movimento Più democrazia, hanno convinto i supremi giudici a prendersi tutto il tempo necessario per pronunciarsi. Forse, addirittura due o tre mesi. Tutto ciò, nonostante il ministro delle Finanze Wolfgang Schaueble li abbia pregati di fare il più in fretta possibile, per scongiurare il crollo dell’euro. Augusto Barbera, professore di Diritto costituzionale presso l’Università di Bologna, ci spiega cosa sta succedendo.
Quale meccanismo potrebbe consentire alla Corte costituzionale tedesca di bocciare il Fondo salva-stati?
La Corte tedesca funziona in maniera diversa da quella italiana. Consente di fare ricorso anche ai singoli cittadini. Del resto, già nel 2009, pose dei vincoli estremamente pesanti all’attuazione, in Germania, di norme approvate in sede Europea. Stabilì, infatti, la validità del Trattato di Lisbona; ma, contestualmente, impose che tutte le conseguenze normative di tale trattato ed ogni provvedimento assunto dal Consiglio d’Europa, sarebbero dovuti essere votato dal Parlamento.
Come il Fondo salva stati?
Esatto: la votazione da parte del Parlamento è frutto di quella decisione. Si tratta di una pratica che, negli altri Paesi non esiste.
Come si procede, in particolare, in Italia?
Anzitutto, la Corte costituzionale non può occuparsi di casi individuali, ma esclusivamente di leggi la cui legittimità sia stata messa in discussione nel corso di un giudizio; laddove, quindi, un giudice ritenga di sollevare un’obiezione di costituzionalità. Prevalentemente, inoltre, le decisioni che non attengono la votazione di un trattato vengono assunte dal governo, sia pur attraverso degli indirizzi espressi dal Parlamento. Solo i trattati veri e propri, quali il Fiscal compact, devono essere ratificati dall’Assemblea parlamentare.
In ogni caso, perché i pronunciamenti della Corte tedesca potrebbero decretare la fine dell’euro?
A quanto si apprende dagli organi di stampa, alcuni dei ricorsi prevedono l’obbligo di ratifica, da parte del Parlamento, di qualunque decisione assunta dall’Esm. Ovvero, non solo è messa in sua discussione la sua esistenza. Ma, posto che venga approvato, sarebbe messo nell’impossibilità di agire.
Come crede che si orienterà la Corte?
Personalmente, presumo che non si spingerà a tanto. Sta di fatto che se si prenderà, effettivamente, tutto il tempo che ritiene opportuno, contribuirà a determinerà incertezza nei mercati.
Secondo il quotidiano conservatore “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, la Corte supplisce all’assenza di un’opposizione politica alle questioni europee
Mi sembra una conclusione eccessiva. Di certo, se desse ragione ai ricorrenti, porrebbe dei seri ostacoli all’integrazione europea.
Tra i problemi interni più volte denunciati dalla Merkel, quindi, ci sarebbe anche la Corte?
Certamente: non si è mai riferita solamente a certi malumori presenti nell’opinione pubblica, ma anche alle procedure e ai meccanismi costituzionali tedeschi.
Non crede che la vicenda stia ponendo in luce le contraddizioni dell’Europa e i problemi relativi alla composizione di un’Unione ove i singoli Paesi abbiano costituzioni così diverse?
Ancora una volta, infatti, si è dimostrato come pur avendo una moneta unica, non disponiamo di istituzioni condivise in grado di governare né di una vera banca centrale che funga da prestatore di ultima istanza. Lo Stato federale, del resto, esiste solamente laddove rimangono in vigore le antiche costituzioni, ma se ne scriva una nuova, a livello centrale, che possa prevalere sulle altre. Difficile che un simile processo si possa innescare continuando a pensare che da una moneta unica possa discendere l’unità politica.
(Paolo Nessi)