Altro inizio settimana problematico sui mercati. Non sono in calo solo le Borse, questa volta è lo spread che risale a un livello preoccupante. Supera per diverse ore della giornata la quota d’allarme, quella dei 490 punti base, e porta i rendimenti del Btp decennale oltre il 6%. La sequenza di questo weekend è ancora una sorta di “anticamera dell’inferno”. Moody’s, con un tempismo degno di miglior causa, è arrivata all’apertura dei mercati di venerdì con un downgrade molto discutibile sui titoli italiani. Oggi è la Corte suprema tedesca che rinvia la decisione di costituzionalità sulla nuova funzione dell’Esm (il famoso fondo salva-stati) al 12 settembre, posticipando di quasi due mesi il tempo della decisione. Infine, arriva il nuovo allarme del Fondo monetario internazionale, che, guardando i dati di maggio e giugno, stila nuove stime al ribasso e parla di un’economia mondiale in grande frenata, ferma, in avvitamento verso una recessione che coinvolge non solo i paesi avanzati, ma anche quelli emergenti, i famosi Brics. Emilio Colombo, docente di Economia internazionale all’Università Bicocca di Milano, non si stupisce di quello che sta avvenendo: «Il livello dello spread – spiega – è soprattutto figlio dell’incertezza politica ormai radicata. È la conferma che in Europa non c’è accordo sulle misure da prendere, su quello che si deve fare. Non essendoci una condivisione sulla possibilità di fare scelte, gli europei continuano a rinviare, a posticipare le decisioni. Questo è all’origine della grande incertezza. Questo rivela una grande confusione e i mercati lo hanno capito benissimo».
Angela Merkel oggi ha parlato di una disponibilità della Germania alla solidarietà, ma a patto che esista un controllo in quello che viene chiamato “fare i compiti a casa”.
Questo mi sembra un fatto condivisibile. Il problema è vedere che cosa significa. Si tratta di esercitare un controllo sulla tabella di marcia che si pone un singolo Stato oppure di un commissariamento? Probabilmente il punto della discussione, dell’accordo possibile o impossibile, sta proprio qui.
La sostanza è che con questa continua e incessante discussione, i mercati percepiscono la profondità della divisione all’interno dei paesi europei.
L’Europa è molto divisa. Le stesse mosse del cancelliere tedesco sono determinate dalla sua situazione politica interna. In una simile situazione che cosa possiamo constatare tutti noi? Fino a questo momento assistiamo a un fallimento politico della classe politica europea. Le posizioni divergenti, i contrasti, le opinioni diverse esistono in qualsiasi organizzazione politica e anche in organizzazioni tra stati differenti. Il problema reale della politica è quello di raggiungere sempre un punto di equilibrio tra queste diverse posizioni per fare dei passi avanti. Al momento questo non è stato possibile raggiungerlo.
C’è un fatto in più da mettere nel conto di questa crisi. È vero che esiste un problema politico di divisione, ma ci sono anche i dati economici negativi, le stime del Fmi.
Guardi, in realtà ci si trova di fronte a una situazione quasi sconosciuta in questo momento. Non c’è mai stato un periodo in cui ci sono tutti i Paesi emergenti (tranne qualche eccezione) che sono in recessione. Ma si può aggiungere ormai che anche i Paesi emergenti cominciano a incontrare delle grandi difficoltà. Gli economisti propongono alcune ricette, ma c’è una discussione, un dibattito aperto anche su questi interventi. Bisognerebbe riconoscere che nessuno sa bene esattamente quello che sta avvenendo a livello economico e finanziario. In altri termini, possiamo dire che gli economisti non sanno in questo momento quale sia la ricetta giusta. Qui entra in campo anche la necessità di una comunicazione politica nuova.
Questo vale anche per la politica dei singoli Stati.
Certamente. Che cosa deve fare un buon politico nel cercare strade adatte alla soluzione del problema? Capire se il suo Paese è in grado di rispettare una determinata tabella di marcia di un certo tipo, oppure un’altra soluzione. In questo momento la funzione della politica nel convivere e nel cercare una possibile soluzione della crisi è decisiva.
(Gianluigi Da Rold)