In Italia l’11,1% delle famiglie è sotto la soglia di povertà relativa, pari a uno stipendio mensile di 1.011 euro per due componenti. E’ quanto emerge dal rapporto Istat per il 2011, secondo cui una persona su 20, cioè il 5,2% degli italiani, vive nella povertà assoluta. I tre quarti delle famiglie indigenti risiede nel Mezzogiorno, dove l’incidenza della povertà relativa tra chi non ha un lavoro o una pensione passa dal 44,7% del 2010 al 60,7% del 2011. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Luigi Campiglio, docente di Politica economica all’Università Cattolica, per chiedergli di commentare questi dati.
Professor Campiglio, la situazione economica delle famiglie italiane sembra essere in caduta libera …
Le misure di povertà relativa e in misura minore quelle di povertà assoluta rispecchiano implicitamente misure di disuguaglianza. La situazione complessiva del Paese in termini di crescita del Pil pro capite non è migliorata ma anzi è diventata più difficile. I dati sulla povertà descrivono quindi la condizione di un Paese che negli ultimi due o tre anni ha peggiorato la sua condizione economica, e si tratta di un peggioramento generalizzato.
Da che cosa è determinato?
Questi dati vanno considerati congiuntamente alla dinamica complessiva dell’economia italiana che è per il momento non favorevole. La situazione, tenuto conto di entrambi gli indicatori, deve quindi fare riflettere ancora di più. Alcuni indicatori rimangono stabili, ma altri registrano variazioni molto rilevanti.
A che cosa si riferisce in particolare?
Ai dati sulle famiglie che non hanno né occupati né persone che percepiscono una pensione, all’interno delle quali l’incidenza della povertà passa dal 40,2% del 2010 al 50,7% del 2012. E’ un segnale chiaro della difficoltà economica del Paese, in quanto siamo di fronte a una povertà che nasce in primo luogo dalla mancanza di lavoro. In secondo luogo il dato complessivo conferma l’immobilismo generale del Paese, anche rispetto alle situazioni per le quali dovrebbe esserci una maggiore attenzione.
Quali situazioni necessiterebbero di un intervento più tempestivo?
Innanzitutto le famiglie con figli, tra le quali la percentuale di casi in indigenza aumenta in modo costante al crescere del numero di figli. In secondo luogo, le persone che vivono da sole, soprattutto se in età più avanzata, tra le quali inizia a farsi spazio una maggiore povertà. Il nostro sistema di sicurezza sociale non è ancora robusto quanto basta per bilanciare le difficoltà economiche in momenti di crisi o forte crisi come quello che stiamo attraversando ormai da quattro o cinque anni.
Dai dati Istat emerge che il divario tra Nord e Sud aumenta sempre di più …
Questo dato va in parallelo a un aumento della quota di economia sommersa, misurata con l’ultima rilevazione Istat, che aumenta ancora di più la disuguaglianza. Esiste quindi un certo grado di disuguaglianza e povertà aggiuntiva, che questi dati probabilmente non riescono ancora a quantificare. In secondo luogo la questione più importante è il fatto che Campania, Sicilia e Calabria registrano al loro interno una disuguaglianza molto più forte rispetto a quella all’interno della Lombardia. Vivere in quelle tre regioni rappresenta quindi un elemento aggiuntivo di difficoltà economica.
Qual è la causa di questa situazione?
Il permanere di un ritardo economico più accentuato al Sud rispetto che al Nord. Non si deve inoltre dimenticare che la libertà d’impresa al Mezzogiorno è molto più difficile da esercitare, a causa della presenza della criminalità organizzata. La mancanza di certezza delle regole, dei diritti di proprietà e delle istituzioni che garantiscono lo sviluppo è infatti molto più marcata.
Che cosa si può fare per dare invece una risposta alla povertà delle famiglie con figli?
In Germania il governo eroga alle famiglie un assegno da 300 euro per ogni figlio, pari in media a 900 euro di aiuti per ciascun nucleo familiare. Si tratta di somme considerevoli, basti pensare che i bambini tedeschi sono in totale circa 8 milioni. Anche l’Italia avrebbe potuto fare altrettanto, il governo Dini ha però deciso di finanziare la riforma delle pensioni stornando il forte avanzo che allora esisteva relativo alla cassa degli assegni familiari.
Quali sono le prospettive per il 2012? Si aspetta un incremento dei poveri?
Un aumento della povertà in Italia sarà inevitabile. Le previsioni per il Pil sono di una diminuzione del 2% nel 2012 e il sistema di protezione sociale in Italia continua a essere carente. Le misure a favore delle famiglie in Italia sono inferiori di due punti rispetto a Germania e Francia, cioè 30 miliardi di euro in meno destinati ai nuclei familiari nel nostro Paese.
(Pietro Vernizzi)