Il default della Sicilia non esiste, si tratta solo di chiacchiere. Così ieri il Governatore siciliano, Raffaele Lombardo, ha cercato di respingere al mittente le accuse di dissesti nelle casse di Palazzo d’Orleans. Proprio nel giorno in cui il Premier Mario Monti e il Capo dello Stato Giorgio Napolitano hanno avuto un incontro “urgente” in cui hanno affrontato anche la questione Sicilia. «Ancora non si capisce – dice a ilsussidiario.net l’economista ed ex ministro delle Finanze, Francesco Forte – se questo “buco” effettivamente esista e quale sia l’entità. Questo è un aspetto preoccupante. Credo che da tutta questa vicenda emerga una questione fondamentale».



Quale?

Secondo me, si dovrebbe eliminare l’autonomia. Questo sistema per cui alcune regioni non hanno gli stessi obblighi delle altre è la base principale della deficienza della Sicilia, che peraltro è una regione ricca che potrebbe essere fiorente, ma che è purtroppo pervasa da permessivisimi dovuti a un persistente malgoverno.



Secondo lei andrebbero quindi eliminate le Regioni a Statuto speciale?

Sì. O quanto meno bisognerebbe limitare i poteri di autonomia a tutto quel che non riguarda la finanza pubblica, lasciando campo libero al decentramento amministrativo. In uno Stato che deve essere responsabile del bilancio generale, e che si è appena impegnato a inserire in Costituzione l’obbligo del pareggio, non si può ammettere che i soggetti periferici abbiano questa forte autonomia.

Ha fatto bene quindi Monti a intervenire?

Ritengo che il suo sia stato un intervento esagerato e per certi versi demagogico, che mira a distogliere l’attenzione dai problemi reali. È come se il Governo stesse tentando di trasmettere una forte immagine rigorista di sé. Cerca di essere la Merkel della situazione, cosa che a Monti non dispiacerà affatto. Per certi versi quanto fatto appare anche un modo per compiacere la Lega Nord e il suo elettorato. E ricorda i raid della Guardia di Finanza a Cortina di questo inverno. Insomma, questa operazione si poteva fare senza clamore e senza creare inutili pericoli.



Quali pericoli?

Di fatto è stato dato in pasto alle agenzie di rating un nuovo argomento per un prossimo downgrade dell’Italia. Finora si erano limitate a dire che il nostro sistema bancario non è solido. Ora potranno sostenere che il governo centrale sta mettendo a posto i conti, ma che i governi locali non offrono nessuna garanzia. E che quindi esiste una bomba pronta a esplodere nelle finanze italiane.

Cosa avrebbe dovuto fare allora il Premier?

Era giusto un suo intervento, ma coi fatti e non con i comunicati. Avrebbe dovuto predisporre un’ispezione in Sicilia per controllare lo stato dei conti della Regione. Nel caso fossero usciti dei rumors, si sarebbe dovuto spiegare che si stava compiendo un’analisi per mettere in maggior sicurezza il bilancio. Insomma, non bisognava dare l’impressione che c’è una situazione disastrosa su cui occorre intervenire. Anche perché ancora oggi non si capisce quale sia il reale stato dei conti della Sicilia.

 

Ci potrebbero essere conseguenze negative per l’Italia, nel caso si scoprisse che la situazione dei conti della Sicilia è grave?

 

Non bisogna drammatizzare troppo. L’indebitamento della Sicilia creerà al massimo il mancato pagamento di contratti già stipulati. Se hanno fatto più promesse di quelle che possono mantenere, vorrà dire che qualcuno non verrà pagato. Se la Sicilia fallisce magari non verranno pagati gli stipendi ai dipendenti della Regione. Ma il problema resterà confinato e limitato.

 

(Lorenzo Torrisi)