Moody’s bacchetta anche i primi della classe. Rivisto in peggio l’outlook di Germania, Olanda e Lussemburgo: l’aspettativa sul rendimento dei titoli di stato dei tre paesi è stata corretta da “stabile” a “negativa”. E dunque l’agenzia statunitense ha messo a repentaglio la tripla A per tutti e tre. Per ora è solo un primo avvertimento. Ma tanto è bastato per far scendere in campo l’Europa che, per voce del presidente dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Junker, ha dichiarato in un comunicato: “prendiamo nota della decisione di Moody’s”, e ha aggiunto, “ribadiamo il nostro forte impegno per assicurare la stabilità dell’area euro nel suo insieme”. Junker ha giocato in difesa, spiegando che la decisione di Moody’s di fatto “conferma il rating molto forte per alcuni Paesi membri dell’eurozona, sostenuti da fondamentali solidi che questi ed altri Paesi dell’area euro continuano ad avere”.
La nota diffusa dall’agenzia di rating, invece, lascia intendere che a pesare sulla possibilità di conservare un rating massimo (AAA, o tripla A) per Germania, Olanda e Lussemburgo pesano innanzitutto la perdurante crisi del debito nell’eurozona, l’attuale incertezza del quadro politico e le ventilate ipotesi di un’uscita della Grecia dall’euro; un’eventualità, quest’ultima, che qualora fosse confermata, avrebbe un impatto negativo anche per Spagna e Italia (due paesi per cui la sola ipotesi di un ritorno alla dracma in Grecia ha già un effetto negativo sulle aste per collocare i rispettivi titoli del debito e sui loro rendimenti).
Anche se, a prescindere dal fatto che Atene esca dall’euro (come pensano molti investitori internazionali) o che vi resti (come auspica la Commissione europea), secondo Moody’s, è sempre più reale la probabilità che sia necessario un maggiore sforzo dell’eurozona in termini finanziari. Uno sforzo che certamente graverebbe maggiormente sulle spalle dei paesi più robusti e dunque anche con un rating ai livelli massimi, Germania in pole position. Sempre che, ma questo è ovvio, ci sia il desiderio di e conseguentemente l’impegno per mantenere in vita l’euro.
Stabile invece è la tripla AAA che accordano alla Germania le altre due principali agenzie di rating Fitch e Standard & Poor’s. C’è attesa infine per l’arrivo in Italia e Grecia settimana prossima di Charles Collyns, il sottosegretario al Tesoro Usa che viene per discutere con i rispettivi governi degli sforzi per contrastare la crisi del debito. Secondo Bloomberg infatti la Casa bianca sta tornado a esortare l’Europa a prendere decisioni risolute. La cancelliera Angela Merkel intanto da sabato sarà in vacanza in Val Venosta. Chissà che non possa, nel riposo, trovare lumi su come affrontare la crisi.
Ma proprio l’euro in questi giorni è ai minimi da due anni a questa parte: la moneta unica ieri è scesa sotto la soglia psicologica di 1,21 sul dollaro, per poi recuperare. Anche oggi il cambio euro/dollaro si conferma per ora a 1,21. Lo spread della Spagna resta alto a 629 punti base da quello tedesco e quello dell’Italia a 518. In attesa di vedere come si comporteranno oggi le borse europee (questa mattina le principali piazze parevano incerte) i mercati azionari di tutta Europa ieri sono andati fortemente in rosso. In Grecia la flessione è stata del 7,1% e in Germania del 3,2%. In Spagna, l’indice di riferimento era ben oltre il -5% ma poi è risalito al -1,1%. Stessa sorte per piazza affari che, partendo da un -5% abbondante è poi risalita fermandosi al -2,76%. A determinare le risalite di Milano e Madrid è stata la decisione di vietare le vendite allo scoperto (per una settimana in Italia e tre mesi in Spagna).