21mila miliardi di dollari, pari a 15mila miliardi di euro o, se preferite, a 29milioni di miliardi di vecchie lire (29.044.050.000.000.000 per l’esattezza). Così, tanto per farsi un’idea dell’ordine di grandezza. Una montagna di soldi che, praticamente, è stata fatta sparire nel nulla. Si tratta del denaro occultato, tra il 1970 e il 2010, nei paradisi  fiscali di tutto il Pianeta, secondo i calcoli effettuati, per conto degli attivisti di Tax Justice Network, da James Henry, ex capo economista della società di consulenza McKinsey (probabilmente, la più importante al mondo). In pratica, è come se prendeste l’intero Pil italiano, lo moltiplicaste per 9, e lo faceste sparire sotto il tappeto. Un’operazione, in realtà, compiuta dagli esperti del settore, fior di professionisti pagati profumatamente per far transitare i capitali finanziari da un Paese all’altro attraverso complicati meccanismi finanziari. A volte, in maniera legale (o quasi) a volte no. Sta di fatto che si tratta di una colossale cifra di denaro che non produce niente e non è tassata. E che le stime sono al ribasso. L’elusione, infatti, potrebbe ammontare fino a 32mila miliardi. Marco Rizzo, segretario del Csp-Partito comunista, che anni addietro aveva definito i Paesi fiscali i veri “Stati canaglia”, ci spiega cosa pensa di questi numeri.



Ha visto? 21miliardi di dollari…

La cosa non mi stupisce affatto. Probabilmente, si tratta solo di parte del malloppo sottratto a tutti i popoli del mondo, a partire da quelli più poveri. Anche se, con la globalizzazione, ormai, il saccheggio riguarda anche l’Occidente. Noi italiani, la Grecia, la Spagna o il Portogallo.



Lei, anni fa, definì questi Paesi i veri Stati canaglia

E’ vero. Lo dissi in tempi non sospetti. Si trattò di una provocazione; volevo far comprendere che la parvenza formale di Stato al di fuori di ogni controllo internazionale è possibile unicamente perché è lo stesso sistema globalizzato a prevederne l’esistenza.

Adesso, però, anche per il resto del mondo sono un problema

Ce ne accorgiamo solamente adesso perché, in Italia, i cosiddetti margini del riformismo, iniziati nel dopoguerra, si sono esauriti. Ora, stiamo per diventare una colonia di un’Unione Europa in cui si sta ricreando un sorta di potere neo-carolingio, costituito dai grandi poteri finanziari di Paesi quali Germania, Olanda, Francia e Finlandia, che stanno depredando gli altri Paesi europei, in particolare, quelli del sud Europa.



Addirittura?

Beh, consideri il fatto che l’Italia, di recente, ha firmato tre pacchetti a cui impiccarsi: il primo è il pareggio di bilancio in Costituzione, che ha consegnato la nostra politica economica  – quindi, la nostra sovranità popolare – alla Banca centrale e alle oligarchie europee; gli altri due, in fase d’approvazione, sono il Fiscal compact (che comporterà un esborso di 50 miliardi l’anno per rispettare il piano di riduzione del debito pubblico) e l’Esm (Il fondo Salvastati); consideri che tutti i funzionari e i membri del Cda di quest’ultimo godranno dell’immunità totale. Si tratta di veri e propri santuari dell’illegalità, architettati dalle oligarchi occidentali, senza la volontà delle quali non sarebbe mai stato possibile nascondere capitali di una tale entità.

Per inciso: chi sono, secondo lei, gli oligarchi?

Basta guardare i consigli d’amministrazione delle grandi banche dove siedono le stesse persone che fanno parte dei Cda delle agenzie di rating, delle commissioni internazionali e dei grandi fondi d’investimento.

In che modo le oligarchie occidentali riescono a fare in modo che, per esempio, il Singapore – che non è un Paese occidentale – continui a essere un paradiso fiscale?

Nello stesso modo in cui hanno attaccato uno Stato sovrano come la Libia, costruendo una finta opposizione e realizzando un vero e proprio colpo di Stato pilotato dall’esterno. La stessa cosa che stanno facendo in Siria, dalla quale ogni informazione giunta in Occidente è filtrata da un ufficio di Londra composto da una sola persona. Magari, scopriremo tra dieci anni che è tutto finto. Come le fosse di Timisoara. All’epoca, l’informazione mondiale si affrettò a denunciare il massacro compiuto da Ceausescu quando, in realtà, furono presi dei cadaveri dall’obitorio, fatti a pezzi e gettati per la strada dalla Securitate che aveva deciso di favorire il colpo di Stato voluto dal Kgb.

Lei sta dicendo che la Siria non ha un regime efferato e autoritario?

Perché, l’Arabia Saudita, invece, non è forse una dittatura? Eppure, a nessuno passa per la testa d’attaccarla. E perché, se la Libia era una regime, negli ultimi 20 anni si sono fatti accordi d’ogni genere? Vede, tutta le motivazioni e le strutture democratiche non sono diventate altro che un’enorme finzione.

Secondo lei, perché?

Perché non esiste un capitalismo buono e uno cattivo; esiste solo il capitalismo, e queste sono le sue naturali conseguenze. Se il pilastro su cui si costruiscono le società è la logica del profitto a tutti i costi, non possiamo stupirci del fatto che esistano la mafia, la corruzione, l’illegalità diffusa e l’evasione.

Tutto ciò esiste anche nei regimi comunisti

Certo, anche lì esistono deviazioni. Ma perché dobbiamo prendere atto del fatto che la sfida tra capitalismo e comunismo è stata vinta dal primo che si è imposto sul secondo, rivelandosi non migliore, ma più forte. Va letto in quest’ottica il fatto che Paesi come la  Cina stanno introducendo nei propri sistemi sempre più elementi di mercato.

Lei che soluzione suggerisce?

La società di adesso non è più migliorabile. Siamo destinati al declino. L’unica via di uscita è un altro tipo di società, radicalmente diversa. Se il capitalismo è fallito, quindi, l’unica alternativa è il comunismo. Il dilemma di Marx – o socialismo o barbarie – diventa attualissimo.

La Russia, come tutti i Paesi che hanno percorso la via al socialismo reale, ha vissuto proprio nella barbarie…

Vede, in Russia il comunismo si introdusse in un momento in cui era in perenne battaglia con il capitalismo. Basti pensare che l’Unione Sovietica, non appena nacque, fu attaccata da una ventina di Paesi diversi; in seguito, inoltre, ci furono l’invasione nazista e la guerra fredda.

Scusi, quindi i gulag, le deportazioni di massa, la persecuzione degli oppositori e della Chiesa cattolica furono un effetto secondario della lotta al capitalismo?

Certo. Immaginiamo se a noi fosse toccata la stessa sorte di Cuba: se il nostro capo dello Stato avesse subito centinai di attentati, se il nostro territorio fosse stato invaso, se il nemico fosse stato tutta l’Europa messa assieme e ci avessero distrutto i raccolti con armi chimiche e batteriologiche, quale sarebbe stato il livello dei diritti umani nel nostro Paese? Tutto è proporzionato al livello di aggressioni subite.

Ribadisco: anche i gulag sovietici furono l’effetto di un tale accerchiamento?

Presumo proprio di sì.

Le risulta che esista un Paese al mondo dove l’applicazione del socialismo reale non abbia introdotto una dittatura?

Beh, guardo con estremo interesse all’evoluzione dei Paesi del Sud America, dove il comunismo ha consentito grandi sviluppi e cambiamenti sociali. In ogni caso, va detto che Marx aveva pensato alla rivoluzione comunista pensando di applicarla ai Paesi sviluppati. Ad oggi, questo, non è ancora accaduto. La rivoluzione, del resto, viene fatta dove si muore di fame, dove non si ha più nulla da perdere. Non escludo che, a breve, possa accadere anche in Italia. Speriamo di no… (ride ndr)

Se ci fosse stato Berlusconi avrebbe detto lo stesso?

Sì, ma Monti è peggio di Berlusconi. Basti pensare alla riforma delle pensioni che costringerà milioni di lavoratori, di punto in bianco, a lavorare 5 anni in più rispetto al previsto dopo, magari, una vita passata al lavoro.

Di chi è la colpa dell’instaurazione di questo governo?

Prevalentemente, del Pd e del suo totale asservimento alla politica del professore della Bocconi. 

 

(Paolo Nessi)