Domenica appare su Il Corriere della Sera un’intervista a Massimo D’Alema che è una chicca storiografica del futuro e una drammatica manifestazione d’inadeguatezza interpretativa del presente. Tralasciamo l’insulto che l’uomo politico pugliese scaglia con leggerezza nei confronti di uno dei più grandi scienziati della politica mondiali, con l’assimilazione di Gaetano Mosca al qualunquismo, con grande scandalo delle patrie glorie e una dimostrazione di preclara non conoscenza della storia delle idee; tralasciamo tutto ciò e rileviamo invece l’adesione totale che uno dei capi storici del postcomunismo italiano dichiara nei confronti del governo Monti, manipolando anche le dichiarazioni dei socialisti europei, che nei confronti della linea deflazionistica oggi in atto in Europa sono molto più cauti di quanto non si dica.



Il problema politico ed economico infatti non è nelle misure approvate recentemente dal Consiglio d’Europa sul piano economico. Esse, infatti, sono disastrose ancora una volta e rischiano di portarci sempre più sull’orlo dell’abisso. Certo esser sull’orlo è già meglio che esservi precipitati dentro. I miseri 120 miliardi di euro destinati alla crescita fanno ridere se non vi fosse da piangere. Quindi decantare queste misure è drammaticamente menzognero.



La stessa decisione di condividere in senso finalmente europeistico attraverso l’apposito veicolo a ciò creato il sostegno dell’acquisto dei titoli di stato europei oltre una determinata soglia di rendimento, altro non è, ancora una volta, che un’aspirina, un pannicello caldo che non inverte la tendenza economica in atto. Siamo all’agosto del 1914 e ci ostiniamo a pensare che non scoppierà la guerra sino a quando un fanatico non ucciderà un Arciduca austriaco, come accadde in quei tempi lontani.

Qui l’attentatore può essere chiunque, ovvero può esplodere la volontà dell’oligopolio finanziario mondiale di non sostenere più il corso di una moneta che non ha un sottostante politico di riferimento stabile e sicuro, ossia un passo deciso verso gli Stati Uniti d’Europa. Certo sarebbe un tragico errore ed è ciò che gli Usa non vogliono, ma un attimo di irrazionale esuberanza speculativa può travolgere qualsivoglia volontà e razionalità finanziaria con effetti devastanti. In definitiva tutte le crisi finanziarie mondiali son scoppiate sino all’ultimo grado distruttivo per effetto di errori che solo dopo si sono riconosciuti come tali e che si sarebbero potuti evitare.



Il vero nocciolo della questione è un altro. È quello che dopo la vittoria di Hollande in Francia il duetto franco-tedesco si è spezzato e la Germania si è trovata strategicamente isolata dagli altri capi di governo e di Stato che pongono all’ordine del giorno il problema della crescita e della condivisione politica del debito e delle politiche antideflazionistiche. Questo è l’aspetto positivo del vertice e sarebbe pericolosissimo sottovalutarlo. Ma se gli effetti ci saranno dobbiamo attendere l’Ecofin del 9 luglio, dove la prima decisione da prendere deve essere quella della riforma del mondo finanziario europeo, dividendo banche d’affari da banche commerciali e la riforma dello statuto della Bce per permetterle di lavorare senza mediazioni di special purpose entity di qualsivoglia natura, scatenando lo tsunami di liquidità che solo potrà salvarci e solo potrà calmare la fame dei lupi dell’oligopolio finanziario mondiale.

I pochissimi commentatori che hanno sottolineato tutti o taluni di questi aspetti sono nel giusto e così si deve continuare a fare. Senza mortificare la Germania. L’Europa ha bisogno della sua potenza economica. Occorre trattare sino all’ultimo forti delle perplessità crescenti in primis nel mondo industriale tedesco che la politica della Merkel sta suscitando. La politica deve riassumere il ruolo guida essenziale che a essa è proprio. Solo così si eviterà l’assassinio dell’Arciduca.

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