Si è da poco concluso il vertice bilaterale tra il premier Mario Monti e la cancelliera Angela Merkel che ha avuto luogo oggi a Villa Madama a Roma. Il presidente del Consiglio ha ribadito la determinazione del governo italiano a proseguire sulla strada del risanamento di bilancio e, in prospettiva, della crescita, aggiungendo che il Paese in questo momento non ha alcun bisogno di aiuti da parte dell’Ue, anche perché “grazie al sostegno degli italiani e del Parlamento”, l’Italia “non si trova nelle condizioni in cui erano Grecia e Portogallo”. Monti ha quindi ammesso di lavorare “molto bene” insieme alla Merkel perché, “lei tedesca e io italiano, crediamo in una Soziale Marktwirtschaft altamente competitiva”, facendo riferimento a una economia di mercato sociale. “La sua è molto più competitiva della nostra – ha poi affermato il premier – ma spero che noi accorceremo le distanze per poter spingere insieme l’Europa in avanti”. Angela Merkel ha quindi preso la parola nel corso della conferenza stampa, annunciando che “se i nostri vicini in Europa non stanno bene, anche noi tedeschi non stiamo bene” e che “è anche nel nostro interesse che gli altri paesi europei abbiano uno sviluppo economico positivo”. “Voglio continuare a collaborare molto bene con Mario Monti e con il suo governo – ha detto ancora la Merkel -. In questo momento abbiamo bisogno di una cooperazione intergovernativa intensa che ogni giorno dobbiamo rafforzare”. IlSussidiario.net analizza il vertice bilaterale di oggi insieme a Luigino Bruni, docente di Economia politica all’Università Bicocca di Milano, secondo cui «non emergono dei segnali di particolare discontinuità da parte della Merkel rispetto al vertice Ue di fine giugno. Oggi è stata ospite in Italia quindi è ovvio che il suo atteggiamento mostri una maggiore apertura e cordialità ma sui punti fondamentali abbia confermato tutto ciò che sta portando avanti da almeno un anno. E’ certamente vero che è in crescita la sintonia con il premier italiano, ma non significa che la Merkel si stia avvicinando alle idee di Monti, anzi, probabilmente è vero il contrario». Il vertice bilaterale a Villa Madama doveva servire soprattutto per discutere il meccanismo anti-spread necessario per uscire dalla crisi dell’Eurozona, ma secondo Bruni c’è un «aspetto tecnico di cui si parla poco. L’unico organismo che davvero può intervenire realmente sullo spread è la Banca centrale europea quindi sono dell’idea che oggi l’Europa debba utilizzare la propria forza storica, politica ed economica per chiedere dei passi alla finanza mondiale. Se non riusciamo a regolamentare la speculazione finanziaria è inutile che continuiamo ad affrontare i problemi come se fossero solamente interni ad ogni Paese: il problema è mondiale e ci troviamo di fronte a una crisi strutturale del sistema capitalistico che va affrontata tutti insieme. O si lavora a questo livello, coinvolgendo quindi anche Paesi extraeuropei, oppure continueremo a considerare ogni problema solamente interno, quando invece non è assolutamente così».



Secondo il professor Bruni è giusto che Monti affermi che l’Italia non ha bisogno di aiuti come Grecia, Portogallo e Spagna, «sia perché l’economia italiana reale non è paragonabile a quella dei Paesi elencati, sia perché in questo momento la politica deve comunque inviare messaggi di ottimismo e di speranza. E’ ovvio che un capo di governo parli in questo modo, anche per tranquillizzare i mercati che come sappiamo spesso seguono informazioni del tutto irrazionali ed emotive, quindi da questo punto di vista mi trovo d’accordo con Monti. Da un’altra prospettiva, invece, spero vivamente che le sue parole, unite alla “vittoria” di cui si sta parlando dal vertice di Bruxelles, non servano solamente per trovare consenso riguardo misure interne come la spending review. Non è certamente una buona cosa utilizzare una vittoria più o meno reale per far accettare ai cittadini delle misure a mio giudizio decisamente impopolari e ingiuste. Quindi, in conclusione, non vorrei che l’eccessiva enfasi scaturita dal summit Ue venisse usata nel peggiore dei modi per far ingerire agli italiani una pillola molto amara».



 

(Claudio Perlini)  

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