Il meno che si possa dire, di fronte all’andamento delle Borse europee di oggi, è che qualcosa non quadra, e che il settore degli intermediari finanziari resta sempre nell’occhio del ciclone. Le Borse avevano aperto in modo incerto, ma stava pure nella natura delle cose che si attenuasse il trend rialzista di settimana scorsa. In più c’erano notizie in arrivo che avrebbero dovuto favorire una giornata quanto meno stabile, come il previsto intervento del presidente della Bce, Mario Draghi, sul taglio del costo del denaro. Non dimenticando infine che ancora oggi si parla del successo del vertice europeo dello scorso weekend, dove si è parlato a lungo dell’azione di Mario Monti per mettere un “tampone” allo spread. Effettivamente Draghi ha abbassato di 25 punti base il tasso, arrivando ora allo 0,75%, ma non sembrava affatto ottimista sul futuro dell’economia. Anzi ha parlato di peggioramento, con un secondo trimestre dell’anno che ha peggiorato il quadro mondiale.
E, a sorpresa, sia la banca centrale della Cina sia quella dell’Inghilterra hanno fatto due interventi che hanno insospettito i mercati. Il professor Luigi Prosperetti, docente di Politica Economica all’Università Statale di Milano, interpreta in questo modo l’andamento del mercato.
«Con tutta probabilità gli operatori hanno fatto due conti. Va bene l’attesa riduzione del tasso della Bce, ma se è intervenuta anche la Banca centrale cinese abbassando il suo tasso, nel giro di un mese, e se la Gran Bretagna ha stabilito di fatto di “stampare”, vuol dire che la situazione complessiva dell’economia mondiale è molto fragile, è più grave di quello che si dice ufficialmente. Del resto, gli interventi degli uomini politici in questo momento sono sempre un po’ concitati, non mettono affatto sicurezza. E questo i mercati lo avvertono subito».
Alla fine, Milano lascia sul terreno il 2%, Madrid tre punti percentuali. E torna a preoccupare il rialzo dello spread, oltre i 450 quello italiano, oltre i 500 quello spagnolo. Insomma, il meccanismo che dovrebbe calmierare lo spread è tutto da fare.
Bisogna metterlo in funzione, passare cioè con il cosiddetto Fonda Salva Stati, con il nuovo nome, dall’acquisto di titoli dal mercato secondario a quello primario. Ma sono cose da realizzare. Siamo tutti contenti quando c’è un vertice europeo, poi torniamo alla realtà delle cose da fare. I mercati non aspettano molto tempo, sono sensibili, come è giusto. In tutti i casi è il quadro complessivo, come ha detto Draghi, che è molto fragile e preoccupante.
Non basta tagliare il tasso di interesse.
Guardi che il Giappone è stato per un decennio in recessione con il tasso a zero. E la politica monetaria si può fare appunto fino al tasso zero. Poi che cosa si può fare ancora?
Insomma, l’intervento cinese e la mossa della Bank of England sono state prese come un segnale d’allarme?
Come altro potevano essere prese ? I cinesi intervengono due volte in un mese, la Bank of England lascia i tassi allo 0,5%, ma attua in più una nuova mossa di espansione monetaria. Incrementa di 50 miliardi di sterline il programma di acquisto di asset, principalmente bond. È chiaramente una mossa espansiva, in risposta a un’economia in recessione. Lo stesso Draghi è rimasto zitto e vago su alcuni punti, ma dice senza mezzi termini che la situazione è peggiorata.
Eppure in questi mesi è stata introdotta tanta liquidità, fiumi di liquidità.
È vero, ma nessuno riesce a comprendere dove sia finita. C’è una situazione problematica, non c’è dubbio e ci sono episodi che lasciano, per usare un eufemismo, abbastanza perplessi. Che JP Morgan scopra un mese fa una perdita di 2 miliardi di dollari in un’operazione di derivati, che diventano dopo un mese una perdita di 9 miliardi di dollari, fa pensare che non solo c’è una situazione di estrema fragilità economica, ma che c’è un fronte di problemi e magari un focolaio che sta per divampare. Il fronte dei problemi è tanto grande che non so proprio indicarglielo. Non lo so. Ma che cosa si può escludere in una situazione come questa?
(Gianluigi Da Rold)