Lo spillone di oggi non è per Beppe Severgnini: non lo apprendiamo da lui oggi che il Financial Times usa sempre due pesi e due misure per giudicare l’eterna Santa City o i Pigs-a-prescindere; l’amministratore delegato di Barclays, Bob Diamond o il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio. Il primo, che ha manipolato il Libor (aumentando le rate dei mutui anche a milioni di italiani) se la sta cavando con una comparsata folkloristica davanti ai parlamentari inglesi, con qualche lacrimuccia coccodrillesca da parte della suddetta gazzetta della City; Fazio in Italia è già stato condannato per due volte in appello, di fatto per la feroce campagna denigratoria condotta dal Financial Times nel 2005. Un collaboratore di Financial Times ed Economist – come Severgnini si vanta di essere nell’articolo odierno sul Corriere – avrebbe potuto fare un po’ di (onesti) compiti a casa, invece di svicolare in un patetico gioco di parole su pedatore Diamanti. Lo spilllone, comunque, non è per lui e neppure per l’Autorevole-Quotidiano-Britannico: è per quelli che continuano a berselo e a ricitarlo avidamente ogni giorno senza rendersi conto che – come gli analisti di Standard and Poor’s – per raccontare il sistema finanziario italiano si affida intenzionalmente a osservatori come Severgnini. Il gioco dello spread, delle privatizzazioni in saldo, delle “Opa-madri” altrimenti come potrebbe andare avanti?



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