Le Borse hanno un leggero, moderato trend rialzista, ma è lo spread che preoccupa ancora. In giornata, il massimo toccato dal differenziale tra Btp e Bund è stato di 487 punti. Un livello che è sempre troppo alto, anche rispetto all’ultima settimana, quando ha oscillato intorno ai 450 punti, non scendendo quasi mai sotto i 420. A questo punto il rendimento del nostro decennale supera il 6%. C’è da aggiungere che la stessa Borsa ha un trend che sembra dettato solo da tentativi di reazione, perché quello che caratterizza questo periodo è soprattutto un’alta volatilità. In un’ora, all’apertura di questa mattina, il segno positivo e quello negativo si sono accavallati due volte. I mercati in questo momento sono la “spia rossa” di una situazione soprattutto di politica europea, caratterizzata da una grande incertezza. Lo stesso Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, in un’audizione al Parlamento europeo ha invitato i governi degli Stati a essere audaci, a fare delle riforme audaci. Quale è la ragione di questa raccomandazione? Emilio Colombo, professore di Economia Internazionale all’Università Bicocca di Milano, interpreta queste parole come un invito di Draghi a «pensare più agli interessi europei che a quelli nazionali. Perché è questo che è in gioco in un momento simile. Se si guardano ai fondamentali dell’Europa nel suo insieme, rispetto ai fondamentali degli Sati Uniti, si può dire con tutta tranquillità che la situazione è migliore in Europa. Sottolineo che sto parlando dell’Europa nel suo insieme. Ma invece, che cosa capita costantemente? Che il vecchio continente appare sempre poco coordinato, ogni Stato sembra andare per conto suo».

Quindi i mercati colgono soprattutto un’incertezza politica.

Esattamente. I mercati vedono che dopo ogni vertice europeo, come quello di fine giugno, si raggiungono degli accordi di massima, si fanno dei programmi, si stila un’agenda. Ma dopo un paio di giorni torna tutto come prima, ognuno ripensa le sue politiche in modo non coordinato, non europeo. Sembra che venga rimesso tutto in discussione. La percezione dei mercati alla fine diventa sostanzialmente negativa. Pensano che si voglia mantenere questa situazione di incertezza.

Ma può andare avanti per molto tempo una condizione del genere?

No, in questo modo non funziona. Non è possibile che un Paese come la Germania si finanzi addirittura a tasso negativo, mentre alcuni altri paesi devono pagare tassi molto più alti. In questo modo, ripeto, la situazione non può funzionare. O c’è un passaggio ulteriore di coesione tra gli Stati, oppure si resta esposti a questa incertezza che non fa che aggravare la situazione.

 

Oggi è prevista la riunione dell’Ecofin.

 

Allora, oggi l’Ecofin dovrebbe ratificare gli accordi presi nel summit di fine giugno. Ma abbiamo visto tutti quello che è accaduto in questi giorni: la speranza è che si arrivi a un accordo e poi alla ratifica. Ma, soprattutto, i leader europei, il giorno dopo, non dovrebbero ricominciare a dissentire, a rimettere tutto in discussione. Sono difficili le tappe di una reale integrazione, di una fiscalità comune, di scelte comuni di carattere politico. Ma non c’è altra strada che mettersi in quella direzione soppesando i passi e le dichiarazioni. Altrimenti l’incertezza continuerà a regnare sovrana.

 

 

(Gianluigi Da Rold)