Lo spettro dell’aumento delle aliquote  dell’Iva al 12% al 23% si aggira ancora sull’economia italiana, nonostante la spending review varata dal governo. Per allontanarlo, o almeno per tentare di allontanarlo, il governo si appresta a operare nuovi tagli, questa volta indirizzati verso tutte quelle deduzioni, detrazioni e agevolazioni fiscali che valgono oltre 250 miliardi di euro all’anno. L’esecutivo deve recuperare al più presto circa 7 miliardi di euro e per farlo si dice pronto a “eliminare, ridurre o riformare le spese fiscali che appaiono in tutto o in parte ingiustificate o superate alla luce delle esigenze sociali o economiche o che costituiscono una duplicazione”. Non potranno però essere toccate le esenzioni che rientrano nel cosiddetto” gruppo protetto”, vale a dire tutte quelle che garantiscono il rispetto dell’applicazione di alcuni principi costituzionali, come le detrazioni per il coniuge, i figli e i parenti a carico. Come spiega a IlSussidiario.net Carlo Buratti, professore di Scienza delle finanze all’Università di Padova,  quelle su cui il governo si appresta a mettere le mani vengono definite “tax expenditures”, cioè «deduzioni, più che detrazioni, che hanno l’obiettivo di ridurre il carico fiscale a imprese e cittadini, ma che inevitabilmente portano a un aumento della spesa pubblica». Il riordino di queste circa 720 voci comincerà verso il mese di agosto e sembra che le prime a saltare saranno quelle più datate, di importo minore o che coinvolgono pochi contribuenti. «È da tempo che si pensa di attuare un simile intervento», spiega ancora Buratti, «e credo che, dopo quanto fatto finora, uno sfoltimento del genere sia certamente opportuno. Stiamo assistendo a tagli di spese che certe volte appaiono essenziali, quindi mantenere alcune agevolazioni tributarie non ha molto senso, fatta eccezione per quelle fondamentali e di conseguenza “protette”. Molte di queste sono in vigore ormai da molti anni e nella lunghissima lista che è stata stilata appaiono deduzioni che in un periodo come questo si possono considerare assolutamente superflue».



Secondo Buratti, si potrebbe mettere in discussione «anche la detrazione, appena approvata, del 50% per interventi di ristrutturazione edilizia. È un provvedimento certamente utile, ma credo che una quota del genere sia eccessiva e che il 36% fosse decisamente sufficiente. Poi naturalmente dovranno essere tagliate quelle agevolazioni che coinvolgono pochi contribuenti e tutte quelle introdotte in passato con un particolare obiettivo e che oggi non hanno più motivo di esistere. Ce ne sono tantissime di questo tipo che, nella situazione in cui si trova attualmente il Paese, non rappresentano ovviamente la priorità».



Fra tutti i tagli effettuati fino a oggi, il professor Buratti critica in particolare quelli alla spesa sanitaria, che negli ultimi giorni sono al centro di vivaci polemiche: «In tutto il mondo i servizi sanitari sono considerati come una sorta di “manutenzione” del capitale umano, utili a mantenere in forma la persona fisica che poi produce anche quel reddito da cui vengono detratte le imposte. Trovo quindi assurdo operare tagli di questo tipo». A breve il governo dovrà quindi stabilire quali deduzioni, detrazioni e agevolazioni fiscali meritano di scomparire e ovviamente «il problema sarà capire al meglio dove fermarsi, perché non potranno essere eliminate in blocco», conclude Buratti. «Ripeto però che stiamo parlando di agevolazioni accumulate nel tempo e che in gran parte non sono più così razionali: un intervento è dunque necessario, ma, come in ogni settore, il governo dovrà agire con buon senso per capire quali potranno essere tagliate senza produrre conseguenze spiacevoli».



 

(Claudio Perlini)

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