Mario Monti si incontra con Francois Hollande e viene ribadito il patto per l’euro, con la richiesta di attuare subito le misure del vertice dell’Unione europea di fine giugno. Ma il nostro primo ministro fa in pratica alcune mosse alla vigilia dell’importante board della Banca centrale europea di giovedì 2 agosto. Da un lato Monti rilascia una dichiarazione, che magari si è sentita altre volte, dove si parla di una “luce che si vede in fondo al tunnel della crisi”. Poi fa un “grand tour” per incontrare diversi esponenti europei. Infine, così facendo, lancia un appello incoraggiante ai mercati. In pratica si può dedurre, da tutta una serie di dichiarazioni che arrivano da diverse parti europee e americane, che lo scenario, rispetto a una settimana fa, si è rasserenato e ora si tratta di vedere come Mario Draghi, il presidente della Bce, metterà in campo la sua “contraerea” contro la speculazione che ha giocato pesantemente contro l’eurozona per tutti questi mesi. Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison e docente di Economia industriale e commercio estero all’università Cattolica di Milano, concorda sul fatto che lo scenario sui mercati si sia rasserenato e indica nel ruolo svolto da Draghi e una possibile svolta nella battaglia contro la speculazione: «Se è bastata una dichiarazione del presidente della Bce per far scendere gli spread, sia quello italiano che quello spagnolo, di 80 punti, si può immaginare benissimo come si possa contrastare bene la speculazione con armi appropriate. E queste armi la Bce ce le ha. Perché i suoi poteri di intervento sono ampi. Ora si tratta di metterli in campo».
Il ruolo di Draghi a questo punto diventa quasi decisivo.
Diciamo che il ruolo della Bce può dare un indirizzo importante all’Europa e può farlo meglio che molti esponenti politici europei. È evidente che prima di fare quella dichiarazione di Londra, Mario Draghi avrà sondato varie posizioni e avrà agito seguendo una linea che corrispondeva a un mandato che gli era stato affidato. Del resto eravamo arrivati a un punto critico, in un contesto economico generale di forte rallentamento. Di tutto questo se ne sono resi conto anche i Paesi del Nord Europa, gli americani, gli stessi cinesi.
C’è sempre la Bundesbank che sembra una sentinella nella garitta pronta a fare la guardia.
Credo che in questa posizione della Bundesbank ci sia più un ruolo da rispettare, da voler mantenere per zelo, piuttosto che una convinzione reale. Lo dimostra l’atteggiamento degli esponenti politici della Germania, con il governo tedesco che ribadisce la sua fiducia nell’indipendenza della Bce. Non è invece secondario l’incontro tra il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble e il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner nell’isola di Sylt nel Mare del Nord, dove si è ribadita la difesa dell’eurozona. A questo punto si sono resi tutti conto che conviene difenderla con mezzi adeguati. Il problema è che lo si poteva fare prima, anche con la Grecia, così come è stato fatto con l’Irlanda.
Quindi il board della Bce di domani diventa decisivo. È un’altra settimana decisiva.
Lo abbiamo detto troppe volte in questo periodo che siamo di fronte a una “settimana decisiva”. Questa volta si deve passare a una fase di realizzazione, ma in ballo c’è la Bce con quello che Draghi ha dichiarato. Guardi che sinora contro la speculazione non è stato sparato nemmeno un colpo serio. A questo punto se, con i mezzi che ha a disposizione la Bce, si comincia a rispondere per le rime, anche la speculazione sarà costretta ad abbassare la cresta. Tanto per intenderci basterà fare interventi mirati con l’acquisto di titoli spagnoli e italiani sul mercato secondario.
C’è comunque una situazione economica che è sempre di grave crisi e lo si vede bene anche in Italia dai dati che si susseguono mese dopo mese.
Siamo in recessione, ma direi che ci sono indicatori differenti e l’Italia non è messa così male. Noi non cresciamo perché ci siamo “tagliati le ali”, ma non mi pare che gli altri paesi stiano crescendo. Nessuno va a vedere alcuni dati che però sono significativi.
Quali?
Il debito pubblico con l’estero dell’Italia è forse il più virtuoso: è al 25% del Pil, migliore di quello di Germania, Francia, Gran Bretagna. La corsa verso il debito pubblico la stanno facendo ormai tutti. La Gran Bretagna arriverà l’anno venturo al 95% del Pil, gli Stai Uniti sono al 110%. Il problema è che noi “i compiti a casa” li abbiamo fatti davvero, mentre gli altri non sembra che stiano facendo qualche cosa di paragonabile. Su questo punto, c’è da chiedersi perché il nostro spread è così alto. E a mio parere questo spread non è credibile.
È lì che entra in campo la speculazione.
Appunto. C’è stata la vicenda greca e quella irlandese e sappiamo come stanno finendo. Poi si è affacciata la questione spagnola e qui i problemi sono più complicati, più difficili, perché solamente ora sta emergendo in tutta la sua ampiezza la bolla immobiliare della Spagna. Ma la Spagna, a questo punto nella storia dell’eurozona, deve diventare l’ultima trincea. Occorre intervenire e non lasciare spazi di inserimento, in modo che si pensi che poi tocchi all’Italia. Come si fa a pensare all’Italia, all’inaffidabilità dei titoli italiani con i fondamentali che ha il nostro Paese? Oltre al debito estero limitato, basterebbe fare un paragone sull’indebitamento individuale, quello dell’adulto come si dice, per comprendere che l’Italia è perfettamente solvibile, che è in grado di pagare i suoi debiti, in quanto a livello individuale è ancora una delle meno indebitate..
Il problema a questo punto è proprio una Bce indipendente che risponda con grande determinazione alle manovre speculative.
Senza alcun dubbio. Se si agirà con decisione presto non si vedranno più spread ballerini e in un momento di maggiore tranquillità si potrà anche pensare a come far ripartire l’economia. Il ruolo della Bce in questo momento è veramente determinante e decisivo.
(Gianluigi Da Rold)