“Dobbiamo prepararci alla possibilità di una rottura della zona euro”, ha dichiarato il ministro degli esteri finlandese Erkki Tuomioja, in un’intervista pubblicata sul Daily Telegraph. Tumioja ha poi spiegato: “È una cosa che nessuno sostiene in Finlandia, nemmeno il partito dei Veri finlandesi (destra nazionalista, ndr), per non parlare del governo. Ma dobbiamo essere pronti”. Oltretutto, un’eventuale rottura non significherebbe “la fine dell’Unione Europea, potrebbe invece consentire all’Ue di funzionare meglio”. Tumioja ha però precisato che “non possiamo costringere la Grecia a uscire dall’area”. All’origine delle esternazioni del ministro degli esteri finlandese c’è la convinzione che “una rottura dell’euro costerebbe di più nel breve e medio termine che continuare a gestire la crisi”. Di ciò tuttavia non è convinto Emilio Colombo docente di economia internazionale all’Università Bicocca di Milano.

«Si tratta di due discorsi distinti», spiega Colombo a ilsussidiario.net: «Un conto è la rottura dell’euro; un altro è l’uscita della Grecia. La Grecia oggi è in una situazione veramente complicata. È una possibilità reale quella che possa uscire dall’euro. Sembra infatti che il governo non sia in grado di ottemperare agli impegni presi con la Troika; da una parte perché il governo precedente non ha fatto tutto ciò che era in suo potere, dall’altra perché l’economia è andata peggio di quanto si potesse pensare. Samaras sta negoziando una dilazione dei pagamenti, ma se questa ipotesi non dovesse andare in porto potrebbe succedere che la Grecia vada verso l’uscita dall’euro».

Tuttavia, secondo il Professore, «un’uscita della Grecia non significherebbe una rottura dell’euro. Questa ci sarebbe se oltre alla Grecia uscissero anche altri stati come, per esempio, la Spagna e l’Italia. La percentuale del Pil greco su quello europeo dopotutto è molto molto piccola. Sarebbe senza dubbio uno shock per tutti, ma non si arriverebbe alla rottura dell’euro». Secondo Colombo, invece, il tema vero è quello del contagio: «La Spagna non è messa benissimo, l’Italia nemmeno: fino a quando questo benedetto spread non scenderà la situazione rimane insostenibile per entrambi i paesi». Quanto al rischio di una rottura dell’euro in quanto tale, Colombo spiega che «non sappiamo veramente quali potrebbero essere i costi della fine della moneta unica. È un fatto che non si è mai verificato nella storia. L’errore che i politici europei non devono fare è quello di pensare che l’Europa possa sopravvivere a una rottura dell’euro, perché non credo proprio che sarebbe così».

Il giudizio su quanto fatto finora dai leader del Vecchio continente invece è impietoso: «Hanno fatto di tutto per rendere le scelte fatte molto costose. Non è possibile prendere decisioni in un senso e dopo due giorni far trapelare notizie in senso contrario. Come vuole che si comportino i mercati? Gli spread schizzano in alto e i costi se li devono sobbarcare spagnoli e italiani. È evidente che la crisi è stata gestita nel peggior modo possibile». E infine su Tumioja: «E’ una delle tante voci; in Europa ognuno la pensa in maniera diversa e i politici si comportano in base alle elezioni».

 

(Matteo Rigamonti)