“La Banca centrale europea non deve oltrepassare il suo mandato”. Ad affermarlo è Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, secondo cui “che si parli di tassi d’interesse o di qualche tipo di misura non standard, alla fine tutto si riduce a una banca centrale che viene strumentalizzata per obiettivi di politica di bilancio”. Gli ha ribattuto il segretario del Tesoro Usa, Tim Geithner, sottolineando che i leader europei devono prendere misure “per abbassare i tassi d’interesse pagati dai Paesi che stanno facendo le riforme”. Ilsussidiario.net ha intervistato Manfred Kolbe, parlamentare federale tedesco della CDU.
Onorevole Kolbe, condivide le affermazioni di Weidmann?
Le condivido completamente. Spero che la Bundesbank continui a sorvegliare il ruolo della Bce, nell’interesse dell’Europa e dell’euro. Non fa parte del mandato della Bce il fatto di comprare i titoli di Stato.
In che senso?
La Bce è responsabile della stabilità della moneta, e non del finanziamento di Stati. Acquistare titoli di Stato significa finanziare gli Stati, e questo non è il compito della Banca centrale europea previsto dai trattati Ue. In Europa del resto sia la Bundesbank, sia altre banche centrali nazionali in passato si sono attenute a questa regola di non acquistare titoli di Stato. La stessa Bce per molti anni non lo ha fatto, gli acquisti sono iniziati due anni fa e ritengo che siano stati una violazione dei patti europei. Trichet ha dichiarato che c’era una situazione di emergenza, e di essere quindi stato costretto a farlo. Anche lui sapeva però quali sono le regole cui avrebbe dovuto attenersi.
Che cosa accadrà se oggi la Bce dovesse decidere di acquistare ugualmente i titoli di Stato?
Aspetteremo le decisioni di oggi, dipenderà anche dal volume d’acquisto. Negli ultimi giorni c’è stato però un ammorbidimento nelle dichiarazioni di Berlino sull’euro.
Che cosa è cambiato nella politica tedesca?
Non è cambiato nulla. Noi siamo sempre a favore di un euro stabile e forte, e questo esclude che la Bce incominci a stampare moneta come vogliono Italia e Francia.
Ci sono state pressioni da parte del segretario Usa Geithner?
Stando a quanto ha dichiarato il portavoce del governo dopo la visita di Timothy Geitner non ci sono state pressioni, né durante il colloquio con il ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble, né durante gli altri colloqui. Geithner e Schauble hanno entrambi dichiarato che bisogna rispettare i patti sull’euro, e noi questo lo stiamo facendo. Ciò esclude chiaramente che la Bce cominci a stampare moneta comprando i titoli di Stato.
La Merkel avallerà l’attivazione dello scuso antispread?
Sullo scudo anti-spread non c’è stato nessun accordo definitivo. Ancora non si sa di preciso in che cosa consista, e occorrerà trattare per deciderlo successivamente.
Voi quindi quali politiche della Bce siete pronti ad avallare per risolvere la crisi dell’euro?
La crisi dell’euro si risolve solo con la riduzione del debito pubblico, non esiste alternativa. Ho un po’ l’impressione che i politici di Grecia e Spagna non vogliano correre il rischio di introdurre le riforme strutturali, ma cerchino di avere credito senza tagli. Questo non funzionerà e rovinerà l’euro. In Grecia abbiamo quattro milioni di occupati, e più di un milione sono dipendenti pubblici. Non può continuare così, nessuno Stato si può permettere questo lusso, la Grecia deve ridurre l’occupazione nel settore pubblico e i suoi stipendi parzialmente favolosi. Finora in Grecia è stato fatto poco, e questo non è un problema solo per la Germania ma anche per il resto d’Europa.
Lei come vede il futuro dell’euro?
Il futuro dell’euro mi preoccupa. Il programma di acquisti della Bce e la discussione della licenza bancaria per il fondo salva Stati finiranno per ridurre l’euro a una moneta debole, vicina al livello della dracma. Così rischiamo il crollo economico di tutta la zona euro. Non sto difendendo una posizione di nazionalismo tedesco, finalizzata a sopprimere gli altri Stati, ma intendo tutelare gli interessi dell’Europa. Il Vecchio Continente avrà successo solo con un euro forte. Gli Stati Uniti preferiscono il dollaro come unica moneta guida, con un euro solo in seconda posizione, e in questo modo stanno raggiungendo il loro obiettivo.
(Pietro Vernizzi)