Se si pensava che quella attraversata fino ad oggi dalla Grecia fosse una crisi durissima, quella che potrebbe sopraggiungere potrebbe essere ancora peggio. Lo dice apertamente il ministro delle Finanze greco Yannis Stournaras rispondendo a chi minaccia ancora una volta di cacciare la Grecia dall’eurozona. Chi lancia queste minacce è evidentemente la Germania, o almeno i cosiddetti falchi della Cdu in vista dell’importantissimo incontro di giovedì 23 agosto tra il primo ministro greco e il cancelliere Angela Merkel, preceduto il giorno prima da un incontro con Jean-Claude Juncker presidente dell’Eurogruppo e seguito poi venerdì da un incontro con il presidente francese Hollande. «È sicuramente una settimana cruciale per il futuro della Grecia», ha detto il giornalista greco, Dimitri Deliolanes. «La speranza è che il governo tedesco si dimostri disponibile a un compromesso e non voglia davvero dar seguito alle minacce di espulsione della Grecia, che sarebbe un danno non solo per Atene, ma per tutta l’Europa».



Deliolanes, cosa succederà questa settimana?
Il primo ministro greco Samaras è atteso da tre incontri decisivi. Si presenterà avendo in tasca le nuove misure per 11 miliardi e mezzo, che sono in sospeso sin da febbraio scorso, in modo da chiarire la buona volontà di Atene a venire incontro alle esigenze imposte dalla troika.



È in grado di chiedere qualcosa, in cambio di questa buona volontà?
Chiederà una dilazione di tempo di almeno due anni, anche se l’optimum sarebbe di quattro anni, rispetto alla restituzione dei prestiti, in modo da riportare i conti pubblici di Atene al quadro richiesto dai criteri di Maastricht.

Da parte tedesca sono già arrivati avvertimenti precisi: nessuna concessione ad Atene. Ci sarà la possibilità di un compromesso o sarà muro contro muro?
Mi auguro che un compromesso ci sia e anche un po’ di buon senso perché le dichiarazioni che vengono riportate in questi giorni sulla possibilità di una uscita della Grecia dall’euro mi sembrano assolutamente irresponsabili. Sono state giustamente commentate da qualcuno dicendo che tecnicamente è possibile, ma in realtà si provocherebbe una situazione poco gestibile da parte non solo dell’Eurogruppo ma da parte dell’Unione europea stessa. Io credo che il buon senso imponga ci sia un minimo di flessibilità da parte del governo tedesco.



Secondo lei il ruolo della Germania in Europa continua essere quello di chi detta le regole?

Purtroppo lo vediamo tutti, non è che sia cambiato molto. Anche se bisogna dire che in Grecia, in questo momento, si ritiene che la Germania sia entrata, seppure non in maniera ufficiale, in campagna elettorale.

Questo cosa significherebbe?
Un periodo pre elettorale: siccome la crisi dell’Eurozona e in particolare la Grecia costituiscono un argomento di forte presa a livello di politica interna, si ritiene che gran parte delle recenti dichiarazioni da parte tedesca sia di tipo elettorale. Cioè per far presa sugli elettori.

Come ritiene si stia muovendo il nuovo governo greco? Ci sono finalmente dei passi positivi?
Il nuovo governo sta cercando di fare quello che aveva promesso in campagna elettorale. È un governo di coalizione in cui tutti e tre i partiti hanno visioni diverse ma su questo sono perfettamente concordi: parlano di una ricostruzione del secondo memorandum approvato dal Parlamento greco. Si tratta di osservazioni realistiche visto che sono stati persi tanti mesi nelle due campagne elettorali. mantenere questo atteggiamento è la conditio sine qua non per la stabilità di questo governo. Se Samaras dovesse incontrare un muro senza alcuna flessibilità è ovvio che c’è il rischio che si apra una crisi con ulteriori agitazioni sociali, spostando l’asse politico verso le opposizioni che sono per una negoziazione ancora più drastica, con la minaccia di una denuncia unilaterale del memorandum. Non credo dunque che sia nell’interesse dell’Europa, e neanche della Germania, spingere verso gli estremi.

Eppure qualcuno ha predisposto un piano uscita dall’euro, lo ha detto il ministro delle Finanze tedesco.
Si chiama Progetto Ifigenia, è quello che di cui parlava anche Juncker e che tecnicamente si può fare, ma più che altro è una sorta di messaggio diretto a Spagna e Italia di mettersi in riga.

Un avvertimento insomma…

È un progetto come tanti elaborati che sulla carta funziona ma che poi nei fatti, con questa tempesta finanziaria che attraversa l’Europ,a difficilmente sarebbe realizzabile. Il progetto di moneta unica, ma poi anche tutto il progetto di unificazione europea, rischierebbe di andare seriamente in crisi.

Dunque un progetto di questo genere è poco gestibile…
Credo siano dichiarazioni di tipo pre elettorale o pre negoziato, per far sì che il negoziato sia il meno svantaggioso possibile per la Germania.

Cosa ne pensa di quanto sta facendo Monti a livello europeo?
Credo il suo obiettivo sia riuscire a trovare una mediazione tra le esigenze dei Paesi cosiddetti deboli con le esigenze di rigore e stabilità finanziaria che richiedono i tedeschi. Io credo che Monti abbia ottenuto dei risultati a luglio, adesso bisogna vedere se riuscirà in questa strada, a gettare cioè un ponte di comunicazione fra chi ha maggiori problemi e chi ha i soldi per risolverli. Certo Monti da solo può fare poco: è questione di equilibri europei e dell’Europa stessa, che deve decidere a darsi una mossa e procedere stabilmente verso la strada dell’unione politica. È l’unica speranza per uscire in modo decoroso e vincente dalla crisi.

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