«Le aziende dell’Emilia sono veramente in ginocchio. Avrebbero bisogno non solo del rinvio nei pagamenti delle tasse, bensì di maggiori possibilità di accesso al credito e di aiuti diretti da parte dello Stato. Una proroga degli adempimenti fiscali è il minimo che si può fare». Così Giuseppe Bortolussi, presidente della Cgia di Mestre, commenta per ilsussidiario.net la nota con cui l’Agenzia delle entrate ha comunicato lo stop alle agevolazioni fiscali per i territori dell’Emilia colpiti dal sisma del 20 maggio scorso. Il presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani il 14 agosto scorso aveva formulato in una lettera la richiesta di rinviare i pagamenti delle tasse per chi ha subito i danni del sisma, sia famiglie sia imprenditori, fino a tutto il 2013. La scadenza del termine di sospensione degli adempimenti infatti è attualmente fissata al 30 settembre. Ma l’Agenzia delle entrate, con una nota, ha fatto sapere che la scadenza “rimane fissata al 30 settembre 2012 fermo restando la possibilità di regolarizzare entro il 30 novembre 2012, senza applicazione di sanzioni e interessi, gli adempimenti concernenti le ritenute e relativi al periodo dal 20 maggio all’8 giugno 2012”. In parole povere, a partire dal 1° di ottobre i terremotati torneranno a pagare le tasse. Anche se le loro proprietà e aziende sono inagibili. Per fortuna, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ha fatto sapere che “le trattative non sono ancora chiuse”.



«Forse qualcuno di questi signori dovrebbe andare lì a vedere quali sono i problemi», commenta Bortolussi. «Posso capire che lo Stato chieda ciò che gli è dovuto, ma in casi eccezionali come questo credo che sia normale sospendere i versamenti. Sospenderli fino a fine a settembre è poca cosa. Questo rinvio è dovuto. Non è che cittadini e imprenditori lo chiedano per pigrizia, ma è una necessità perché non hanno né il tempo fisico, né le risorse per versare i tributi”.



«Anche se per fortuna c’è un atteggiamento più positivo da parte delle banche rispetto ad altre zone d’Italia – continua il presidente della Cgia di Mestre – le aziende emiliane che conosco hanno inoltre bisogno sia di aiuti dello Stato, sia di accedere al credito. Il terremoto è stato un cataclisma che ha creato problemi a molte aziende. Pensi a quelle dell’alimentare e del vino, per esempio. Oltretutto ora con la siccità i problemi aumentano. E non dobbiamo dimenticare che dietro a queste aziende ci sono centinaia di migliaia di dipendenti. Se le imprese non riprendono, la situazione si aggraverà con la disoccupazione».



Proprio oggi la Cgia di Mestre ha diffuso i dati sull’aumento dei tributi locali negli ultimi 15 anni (da 47 miliardi di euro nel 1996 a 102 nel 2011, con un aumento del 114%, e gravano per un importo pari a quasi 1.700 euro per ogni italiano, mentre le tasse dell’amministrazione centrale sono cresciute del 9%). «L’aumento deve essere attribuito alle nuove competenze trasferite a regioni, province e comuni».

Peccato che «nel frattempo lo Stato ha tagliato di molto i trasferimenti agli enti locali. Cosa resta loro da fare dunque se non aumentare le tasse? Il federalismo fiscale in realtà prevede che il trasferimento di funzioni e corrispettive forme di tassazione avvenga ad invarianza di gettito: il cittadino non deve sborsare di più». A pesare sulle popolazioni colpite, come è per tutti, sarebbero soprattutto l’Imu e le aliquote Irpef. Ma si chiede Bortolussi: «Le imprese che adesso non stanno producendo devono pagare le tasse? Senza contare poi il problema dell’Imu su case o stabilimenti ancora inagibili».

 

(Matteo Rigamonti)

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