«Più la Germania e l’Europa prendono tempo nei confronti della Grecia, e maggiori sono i rischi che l’appoggio sociale ai processi di integrazione comunitaria finisca per sbriciolarsi, portando l’Ue a morire non con un “bang”, ma per una lenta agonia». Ad affermarlo è il portoghese Luis Miguel Poiares Maduro, direttore del think tank Global Governance Programme ed ex avvocato alla Corte di Giustizia europea in Lussemburgo. Per l’esperto, che ieri è intervenuto al Meeting di Rimini, «senza aumentare la liquidità per i prestiti interbancari, l’uscita dalla crisi prospettata da Moody’s per il 2013 resta soltanto una chimera».
Il premier greco Samaras ha chiesto una proroga del risanamento al 2016, ma la Germania e l’Europa hanno replicato che prima di ottobre non sarà presa alcuna decisione in merito. Quanto peseranno questi due mesi di incertezza?
Ciò che ha fatto e che fa l’Europa, soprattutto nei confronti della Grecia, è stato cercare di guadagnare tempo. In questo momento è difficile prevedere se la Grecia rimarrà o meno nell’euro, e fino a quando non ci sarà chiarezza sarà impossibile giungere a una soluzione della crisi della moneta unica. I costi potenziali di un’uscita della Grecia dall’euro sono enormi, ma è anche vero che la situazione di Atene sembra disperata e ogni giorno più difficile. Il vero rischio, che rimane molto forte, è quello di un contagio in tutta la zona euro.
Che cosa fa pensare allo scenario di un contagio?
Concepire per uno Stato la possibilità di un’uscita dall’euro sarebbe come introdurre un “peccato originale” nel contesto della moneta unica. Se ciò diventa una possibilità, il pericolo è che in futuro i mercati si attendano da tutti gli Stati che da un giorno all’altro escano dall’euro. La conseguenza sarebbe che questa incertezza potrebbe uccidere la moneta unica.
Cresceranno anche i sentimenti anti-europei nel Sud del Continente?
Sicuramente c’è anche questo rischio, soprattutto se la Germania e l’Europa saranno percepite dagli Stati del Sud soltanto come una fonte di disciplina, di sanzioni e di pesanti costi sociali. Per superare questi sentimenti negativi, occorre riformare il processo di unione economica e monetaria. Capisco la difficoltà di alcuni leader politici, come il Cancelliere Angela Merkel, di fronte alla necessità di passi forti nella direzione di un’unione politico-economica che ritengo necessaria. Alla luce dell’opinione pubblica nazionale, il governo tedesco si sente imprigionato tra quello che sa essere necessario e quello che ritiene sia possibile senza scontentare troppo gli elettori. Il problema è che più si prende tempo, più l’appoggio sociale al processo di integrazione europea finirà per sbriciolarsi. Occorre affrontare le questioni difficili, o l’Europa morirà non con un “bang”, ma per una lenta agonia.
Per Moody’s nel 2013 inizierà la ripresa …
Mi piacerebbe avere le stesse certezze di Moody’s, in realtà oggi l’economia è sempre più psicologia. Se tutti ci convinciamo del fatto che Moody’s ha ragione, le banche forniranno maggiori liquidità al mercato, e allora avremo una vera ripresa economica. Non sono però sicuro del fatto che ci troveremo nelle condizioni perché ciò avvenga. A livello economico mi sembra chiaro che la ripresa nei Paesi del Sud Europa, che si trovano ad attraversare delle difficoltà di debito, passa dall’aumento dei prestiti interbancari.
Per quale motivo?
In questo momento le imprese in Germania ottengono facilmente dei prestiti a dei tassi di interesse molto bassi. Tutto ciò è impossibile in Portogallo, Spagna e Italia, per non parlare della Grecia, in quanto le aziende non riescono a ottenere credito o comunque sono applicati loro dei tassi di interesse altissimi. Non vedo come senza cambiare questa realtà nel 2013 potremo avere una crescita nei Paesi del Sud Europa. E’ per questo che nell’ultimo Consiglio europeo si è giustamente posta così tanta enfasi sulla questione dell’unione bancaria. Nei Paesi del Sud Europa è molto importante risolvere i problemi di liquidità e di accesso al credito delle piccole e medie imprese a tassi d’interesse ragionevoli. Se non risolveremo queste difficoltà, le previsioni ottimistiche di Moody’s di riveleranno sbagliate.
Ritiene che la Bce sia troppo limitata dalle interferenze della Bundesbank?
La Bce soffre una certa ambiguità. Da un lato ha avuto un ruolo molto importante nella stabilizzazione della crisi, e se non fosse stato per la banca centrale, l’euro a questo punto sarebbe finito e ci troveremmo di fronte a una catastrofe finanziaria nel sistema bancario di diversi Stati. Sicuramente la Bce ha svolto un compito importantissimo, e dovrà continuare ancora a farlo. In un certo senso però non intende farlo senza avere una copertura politica. La legittimità giuridica di questi interventi, all’interno dei trattati Ue, è quantomeno dubbia, e dunque anche se può sembrare che la Bundesbank metta in difficoltà l’azione della Bce, in realtà il ruolo della banca centrale tedesca è quello di permettere alla Bce di sottolineare la necessità di una copertura politica.
(Pietro Vernizzi)