Più delle varie proiezioni di economisti, analisti di settore o tecnocrati, sono sempre valse le previsioni dei colossi mondiali delle vendite: gli esperti di marketing o gli strateghi commerciali che vi lavorano, non possono permettersi di sbagliare. Spesso, quindi, sull’andamento dell’economia reale ci azzeccano più di chiunque altro. E’ il caso di Unilever, multinazionale degli alimentari e dei cosmetici. Il capo del business europeo della quale, Jan Zijderveld, si è cimentato in triste pronostico: «La povertà sta tornando in Europa», ha dichiarato al Financial Times Deutschland; tesi, purtroppo, condivisa da Gaetano Troina, professore di Economia aziendale presso l’Università degli Studi  di Roma Tre che, contattato da ilSussidiario.net  si dice convinto del fatto che il vaticinio in parte si sta già avverando. Per questo, Unilever ha deciso di correre ai ripari. Il ragionamento è semplice: se uno spagnolo spende mediamente 17 euro per fare la spesa, un detersivo non potrà di certo costituire metà circa del suo budget. Occorre, quindi, modificare le proprie strategie di marketing, adeguandole ai nuovi modelli di consumo. Il che, non necessariamente andrà a detrimento dei ricavi. «In Indonesia vendiamo una confezione singola di shampoo per 2-3 centesimi e guadagniamo lo stesso», ha detto Zijderveld. Secondo Troina, «La situazione non è, di certo, tra le più lineari. Il persistere nell’incapacità, da parte di tedeschi ed europei, di mettersi d’accordo su alcune semplici misure che potrebbero calmierare i danni prodotti dalla crisi, rappresenta un fattore esiziale che complica notevolmente le cose». Sta di fatto che le previsioni di Unilever, in un modo o nell’altro, sono destinate a inverarsi. Occorre, tuttavia, capire in che termini. «E’ auspicabile e probabile che, tra diversi anni, la crisi sarà superata. Togliamoci, tuttavia, dalla testa di poter tornare al tenore di vita di dieci anni fa. Anche quando l’emergenza potrà dirsi superata, le nostre abitudini e il nostro stile di vita si saranno stabilizzati al ribasso». Il perché, è semplice: «i redditi si saranno abbassati, e i Paesi non saranno in grado di tornare ad essere quello che erano prima».



D’altro canto, quanto avviene oggi è il frutto del comportamento da cicale di ieri. «Abbiamo vissuto per anni sopra le nostre possibilità; si è prodotta una sorta di “bolla” di benessere non compatibile con l’effettiva sostanza economica». In tal senso, fa bene Unilever a modificare  le proprie strategie: «già adesso la domanda si è abbassata e anche in futuro lo sarà». 

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