Di tanto in tanto, alcune delle agenzie di rating principali sembrano non guardare in faccia neppure la Nazione che le ospita; nel mirino di Fitch, dopo il recente appoggio neanche troppo velato al premier Mario Monti e al suo governo e la messa in guardia dai rischi di un esecutivo guidato da chiunque altro, ci sono finiti gli Stati Uniti. Secondo l’agenzia internazionale, se il Paese non eviterà il fiscal cliff, ovvero il declino fiscale che rischia di prodursi dal combinato tra i tagli alla spesa pubblica a l’aumento dell’imposizione fiscale, potrebbe perdere la tripla A; ovvero il giudizio che certifica la stabilità degli Usa circa la loro capacità di solvenza del proprio debito pubblico. Un giudizio resosi sempre più determinante da quando la crisi dei debiti sovrani ha fatto sì che gli investitori risultassero sempre più reticenti ad acquistare i titoli di Stato a tassi ragionevoli. David Riley, direttore generale sui rating sovrani di Fitch, ha fatto sapere che se Washington intende scongiurare l’eventualità, dovrà dare risposte significative sull’aumento delle tasse e sulla falcidia ad alcuni capitoli di spesa pubblica che diventeranno entrambi operativi nel 2013. «È necessario prendere delle decisioni per risolvere questi problemi», ha dichiarato ai cronisti di Bloomberg Tv. Non sono per nulla rassicuranti neppure le previsioni sullo stato dell’economia italiana. Secondo l’agenzia, chiuderà il 2012 in contrazione del pil dell’1,9 per cento. Il 2013, invece, saremo a crescita zero. In ogni caso, Fitch, a luglio, aveva confermato il rating sovrano a livello “A-“ con outlook, riconoscendo che il Paese aveva fatto diversi sforzi per varare le riforme necessarie per mettere i conti pubblici in ordine. Nel confermare il suo giudizio, aveva fatto sapere che molto, in futuro, dipenderà dalle scelte europee e dal livello dei tassi del rifinanziamento dei debiti sovrani. «In luglio Fitch ha fatto un comitato che ha deciso di confermare il rating A- dell’Italia. Riteniamo di essere in una fase che non giustifichi un’azione di rating», aveva dichiarato Alessandro Settepani, senior director di Fitch.
Nel frattempo, tuttavia, l’agenzia ha declassato sette banche italiane. La Banca Popolare di Sondrio e il Banco di Desio e della Brianza sono scese da A- a BBB+; la Banca Popolare di Milano è calata da BBB a BBB-. La Banca Carige, la Banca popolare di Vicenza, il Credito Valtellinese e la Veneto Banca sono scese da BBB a BB+. E’ stato, invece, confermato il giudizio sulla Banca Popolare dell’Emilia Romagna e sul Credito Emiliano, il cui rating è stato mantenuto a BBB+.