Benché i suo connotati precisi siano tuttora avvolti da un’aurea inquietante di mistero, il memorandum d’intesa da firmare per poter accedere agli aiuti europei da parte della Bce è stato messo a punto. L’inquietudine, ovviamente, consiste nell’incognita circa l’entità delle richieste che potrebbero essere contenute nel documento che, a seconda della loro esosità, potrebbero comportare una più o meno grave cessione di sovranità da parte dello Stato che dovesse sottoscriverlo. Si tratterebbe, in ogni caso, dell’unica possibilità per consentire alla Bce di acquistare titoli di quegli Stati i cui spread hanno raggiunto livelli insopportabili per la propria economia. Il prezzo da pagare, in sostanza, per condividere la crisi dei debiti sovrani e che si concretizzerebbe in richieste specifiche circa la giustizia, l’ammontare del debito pubblico e la messa in regola dei conti dello Stato. A breve, sarà la Spagna a chiedere alla Bce di comprare i propri bond. Poi, potrebbe toccare a noi. Interpellato da ilSussidiario.net Emilio Colombo, docente di Economia internazionale presso la Bicocca di Milano afferma: «Un memorandum del genere mi sembra il minimo indispensabile per accedere agli aiuti». Per capire se i timori di una cessione di sovranità eccessiva sono giustificati, occorre conoscere i dettagli delle richieste. «Le condizioni contenute nel memorandum potrebbero essere vessatorie; oppure, di fatto, rappresentare un semplice invito a proseguire sul sentiero della riforme intraprese. Nel nostro caso, non mi pare che ci sia alternativa. Entro il 2013 avremo raggiunto il pareggio di bilancio e non vi è ragione per chiederci ulteriori sacrifici». Resta da capire se l’Italia avrà effettivamente bisogno di fare ricorso alla Bce. «Dipende tutto – spiega Colombo – da quello che accadrà a settembre. Da un lato, si comprenderanno quali decisioni saranno assunte in merito alla Grecia e quali potrebbero essere le sue sorti. D’altro, la Corte costituzionale tedesca si pronuncerà circa la legittimità costituzionale del Fondo Salva Stati. La Consulta potrebbe ratificarlo ponendo, contestualmente, dei vincoli al suo utilizzo».
In tal caso, lo scenario potrebbe notevolmente mutare. «I mercati potrebbero reagire molto male ad un giudizio negativo, ancorché il Fondo venisse ratificato, e gli Stati in difficoltà potrebbero subire l’ennesimo incremento dei tassi di rifinanziamento del debito. Quindi, gli spread raggiungerebbero quei livelli inaccettabili che renderebbero necessario il ricorso alla Bce».