La Bce potrà comprare titoli di debito con scadenze brevi, in quantità illimitate e non specificate in precedenza, delle euronazioni che eventualmente perdano la fiducia dei mercati. Tale annuncio ha ridotto di molto, temporaneamente, il rischio percepito che l’euro si dissolva a causa di insolvenze multiple. L’Italia ne sta beneficiando perché il premio di rischio – lo “spread” –  chiesto dal mercato per comprare il suo debito scontava quello di cambio, cioè di conversione del debito italiano e conseguente svalutazione. La garanzia della Bce toglie questa componente del rischio.



L’effetto positivo immediato riguarda le banche. Cariche di titoli di debito italiano potranno venderli ad un mercato che ora ha più fiducia nel comprarli e così avere più liquidità da impiegare per il credito ad imprese e famiglie. I loro corsi azionari miglioreranno ed i costi di raccolta del capitale scenderanno. Tali movimenti si sono visti, in quantità importanti, giovedì e venerdì scorsi a conferma che il mercato aveva bisogno proprio di quello che Draghi ha fatto. A questo livello dell’economia possiamo aspettarci un’inversione importante di quella parte della recessione che è dovuta alla restrizione del credito, circa 1/3 della caduta di circa il 2,4% del Pil che è tendenza in atto nel 2012 (gli altri 2/3 sono dovuti alla pressione fiscale che ha depresso i consumi). Per chiarezza: le banche ora potranno avere capitale sufficiente per aumentare gli impieghi nei mutui e nel credito alle imprese e quindi ridare impulso sia al depresso settore immobiliare sia sostenere la crescita delle aziende, per lo meno quelle più sane fino ad ora penalizzate dalla crisi sistemica.



Questa speranza potrebbe essere interrotta da un’eventuale sentenza negativa della Corte costituzionale tedesca, il 12 settembre, in materia di fondo europeo salvastati che è componente essenziale del meccanismo di garanzia della Bce? Potrebbe, ma la Corte si prenderebbe la responsabilità di una delusione tale da far collassare l’intera Eurozona e di rendere la Germania imputata di eurocidio, cosa improbabile. Infatti Draghi è stato molto abile nell’anticipare la decisione della Bce prima di quella della Corte. 

Quindi possiamo anche aspettarci una riduzione del costo di rifinanziamento del debito italiano, cosa che terrà parecchi miliardi nelle casse statali. Crisi finita, dunque? Purtroppo no. Ora i mercati guarderanno alla capacità dell’Italia di arrivare al pareggio di bilancio. La strategia di raggiungerlo alzando le tasse deprime la crescita ed il gettito fiscale e rende improbabile l’obiettivo nel 2013. Il governo dovrà necessariamente rendere credibile un piano di taglio della spesa e delle tasse. Se non ci riuscirà dovrà chiedere il soccorso della Bce ed accettarne le condizioni che, appunto, implicano almeno 80 – 100 miliardi di taglio della spesa pubblica, tipo caso greco. L’Italia può solo decidere se farà tale taglio in modo sovrano o imposto da condizioni esterne.



 

www.carlopelanda.com     

 

Leggi anche

SCENARIO UE/ Il "problema Italia" che decide le sorti dell'euro20 ANNI DI EURO/ Il fallimento europeo che può darci ancora anni di crisiFINANZA/ La “spia rossa” sull’Italexit accesa da Bloomberg