Il fondo salva-Stati Esm prende il via, ma a certe condizioni. La Corte costituzionale tedesca ha approvato la creazione del nuovo meccanismo europeo di stabilità e il Fiscal Compact definiti dai leader europei, sottolineando però che l’impegno economico della Germania dovrà essere sottoposto a precisi vincoli: da Berlino non potranno infatti arrivare più di 190 miliardi di euro e ogni eventuale incremento dovrà essere valutato e votato dal Parlamento. La cifra stabilita non è affatto casuale, visto che la Germania partecipa all’Esm al 27,1464%, una quota che corrisponde proprio al limite stabilito dalla Corte. Il sì condizionato è stato accolto da uno scrosciante applauso a Strasburgo, dove il presidente dell’Assemblea, Martin Schulz, ha annunciato la bocciatura da parte della Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe del ricorso presentato contro il Fondo di salvataggio permanente dell’Eurozona. “L’Esm è legalmente corretto”, ha detto Schulz, interrompendo il discorso sullo stato dell’Unione scandito stamattina dal presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. IlSussidiario.net commenta quanto accaduto con Alessandro Mangia, costituzionalista, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Piacenza.
Professore, come giudica le condizioni stabilite dalla Corte costituzionale tedesca?
La Corte di Karlsruhe non ha fatto altro che stabilire la disponibilità limitata di questo fondo. Tale misura era già stata definita dal governo federale all’atto di avviare i provvedimenti per l’istituzione del meccanismo che, per il momento, deve avere quindi una consistenza limitata. Più avanti, se ci sarà bisogno, potrà essere ulteriormente alimentato attraverso un preventivo vaglio del Parlamento federale.
Cosa può dirci di questo necessario passaggio?
E’ sostanzialmente il problema di fondo dell’Unione europea: si tratta di una struttura federale oppure è ancora una confederazione di governi? La Corte costituzionale tedesca ha confermato che al momento ci troviamo di fronte alla seconda opzione. Da questo punto di vista la giurisprudenza della Corte è assolutamente costante: in una sentenza del 2009 riguardo alla ratifica del Trattato di Lisbona veniva proprio specificato che ogni sviluppo e passaggio ulteriore avrebbe dovuto essere vagliato dal Parlamento. E’ essenzialmente un problema di democrazia: la Corte costituzionale tedesca si preoccupa di garantire, per quanto possibile, la tenuta del principio democratico all’interno dei profili della Germania federale e, personalmente, ritengo opportuno che un principio del genere venga diffuso anche in altri Paesi.
Quali saranno le maggiori ricadute di questa approvazione in Germania?
La situazione politica tedesca non è più semplice di quella italiana. L’anno prossimo la Merkel dovrà andare alle elezioni e già questo è un dato significativo per cogliere l’atteggiamento del governo teutonico. Nelle ultime settimane abbiamo infatti assistito a numerose aperture tedesche, anche perché si è ormai consapevoli che la situazione finanziaria del Paese non è così rosea come viene presentata dai quotidiani italiani.
Un recente sondaggio ha mostrato che la maggioranza dei tedeschi sperava in una bocciatura delle leggi con cui il Parlamento federale ha ratificato il Fiscal compact e l’Esm. Che impatto avrà dunque la decisione della Corte?
Anche in questo caso è necessario fare una considerazione di carattere generale: il diritto comunitario è caratterizzato da un tecnicismo quasi insopportabile, paurosamente “bizantino”. E’ quindi difficile che il cittadino medio possa cogliere il senso delle scelte e dei passi che si compiono a quel livello. E’ importante dunque che tale struttura venga trasformata in qualcosa di più chiaro e lineare, per giungere a un controllo democratico e alla costruzione di un’opinione pubblica europea, altrimenti all’interno degli uffici dell’Unione si continuerà a procedere in modo “esoterico”, contrapponendo a queste scelte un’opinione pubblica che reagisce sostanzialmente di pancia.
Il costituzionalista tedesco Mattias Kumm, accademico della Humboldt Unviversitaet di Berlino, aveva previsto una “sentenza storica”: un “sì, ma” che dovrebbe spingere verso un nuovo tentativo di Costituzione europea. Cosa ne pensa?
E’ chiaro che per come stanno le cose ora non si va da nessuna parte. O si raggiunge un sistema semplificato, realmente federale, oppure torniamo indietro, smontiamo l’euro e ci riprendiamo la valuta nazionale. Siamo in una fase di “un non più e non ancora”: non ci sono più gli Stati nazionali ma non c’è ancora una federazione di Stati. E’ senza dubbio la situazione peggiore in cui ci possiamo trovare.
(Claudio Perlini)