Come previsto, l’Alta corte costituzionale tedesca ha detto sì alla nascita del Fondo salva-stati Esm. Un sì condizionato ad alcuni elementi. Ad esempio, il limite massimo di 190 miliardi di euro di contributi da parte della Germania al Fondo stesso. Secondo il professor Emilio Colombo, Docente di Economia internazionale all’Università Bicocca di Milano, contattato da ilsussidiario.net, il fatto che la Corte tedesca abbia posto delle condizioni non deve stupire: “Fa parte di quanto ha sempre detto la Germania, nessuna concessione illimitata, è normale che si siano espressi così”. Questo non sminuisce l’importanza di quanto è accaduto oggi, aggiunge Colombo: “Si va finalmente verso un sistema che potrà permettere il contenimento degli squilibri di breve termine che ci sono oggi in Europa. Bce ed Europa prendono posizione precisa sul fatto di non permettere ai mercati di mettere a soqquadro le politiche che i governi stanno intraprendendo con spread che sono eccessivi rispetto ai valori fondamentali”



E’ arrivato il sì dell’Alta corte costituzionale: era in gran parte scontato, cosa succede adesso?

Diciamo che questa decisione dell’Alta corte tedesca è un passo verso una costruzione solida di un sistema  europeo che possa  permettere il contenimento degli squilibri di breve termine che ci sono oggi in Europa. Va cioè in questa direzione: è vero che era scontato il sì, la curiosità era su quali vincoli sarebbero stati messi dalla Corte costituzionale tedesca. 



Infatti è stato dato un sì condizionato a certi elementi. Cosa significa?

Sono condizioni che in realtà stanno nella natura delle cose. Quello che ha detto la Corte costituzionale va bene, è una decisione logica. Tra l’altro la decisione è importante anche per quel che riguarda Fiscal compact, quel tentativo dell’Europa di dotarsi di un vincolo di bilancio europeo che sia realmente stringente.

Torniamo alle condizioni richieste dall’Alta corte.

E’ vero che sono state poste delle condizioni, ma da un certo punto di vista ciò è in linea con quanto ha sempre detto la Germania, e cioè “non vi diamo carta bianca, non è che potete prendervi tutti soldi che volete. Potete farlo fino a 190 miliardi”. Ma bisogna fare attenzione, perché questo non esclude che la Germania possa stanziare altri fondi ulteriori. Lo può fare con una decisione ratificata dal Parlamento. Quindi nulla vieta che si possa superare la soglia dei 190 miliardi.



Si può dire che con questa decisione vengono finalmente sconfitti i cosiddetti falchi tedeschi?

In realtà no. Diciamo che ci sono due elementi in ballo. Uno è intrinseco, c’è una parte cioè dell’opinione pubblica che ritiene che bisogna mettere limiti al contributo tedesco, che la Bce debba comportarsi in un certo modo, ecc. Questa è una posizione di genuina convinzione di certi atteggiamenti.

L’altro aspetto?

E’ legato al fatto che la Germania l’anno prossimo va a votare e la situazione è incerta. E’ facile immaginarsi come capita anche da noi con l’approssimarsi del voto che certe posizioni tendano a estremizzarsi perché fa parte del gioco elettorale. All’interno della stessa maggioranza della Merkel c’è una estremizzazione delle posizioni. Non mi aspetto che le cose cambino, mi aspetto che nei prossimi mesi ci siano altre uscite dissonanti rispetto all’atteggiamento della Merkel, ad esempio da parte della Bundesbank. 

Che differenze sostanziali ci sono tra il vecchio fondo anticrisi, lo European Financial Stability Facility, e questo nuovo Fondo salva-Stati?

La differenza vera non è tanto nell’aspetto tecnico ma nel contesto.

Cioè?

Abbiamo un contesto in cui c’è l’Europa che sta iniziando a prendere una decisione concorde con la Bce che sta facendo dei passi in questa direzione. Queste due azioni costituiscono un elemento di forte rassicurazione per i mercati. Un’azione congiunta e  convinta che mancava. Pensiamo a cosa è successo lo scorso autunno per capire le differenze.

Ce lo ricordi.

Avevamo la Bce che agiva e interveniva comprando e dando finanziamenti a tasso bassissimo alle banche, dall’altra parte c’era un’Europa fortemente divisa che chiedeva misure di sacrifici, ma non era disposta ad accompagnare questi sacrifici con dei finanziamenti ai Paesi. In questo modo veniva minata la legittimità della Bce. 

Adesso invece la modalità per tenere i finanziamenti cambiano, sarà molto più facile.

Sì, ma sempre a certe condizioni. Non aspettiamoci poi che vengano chieste alla Spagna le  stesse misure chieste alla Grecia o al Portogallo. Ogni caso è diverso, sta poi nell’ordine delle cose che nessuno dia i soldi gratis. E’ ragionevole e importante che ci sia una posizione chiara sul fatto che la Bce e l’Europa prendano posizione precisa sul fatto di non permettere ai mercati di mettere a soqquadro le politiche che i governi stanno intraprendendo con spread che sono eccessivi rispetto ai valori fondamentali.