L’economia italiana resta in profonda recessione e “non sono ancora netti i segnali di inversione del ciclo”. Secondo quanto rilevato dal Centro Studi di Confindustria, infatti, un accenno di ripresa si avrà solamente dalla prossima primavera mentre nel 2012 i consumi procapite faranno registrare “la flessione più grave del dopoguerra (-3,6%) e nel 2013 torneranno sui livelli del 1997”. Sempre secondo lo studio effettuato e pubblicato recentemente, come da previsione quest’anno il Pil scenderà del 2,4%, mentre per il prossimo anno è prevista una flessione dello 0,6%, contro lo 0,3% precedentemente ipotizzato. Nel 2013 l’Italia raggiungerà il pareggio di bilancio strutturale secondo cui “in termini strutturali il deficit pubblico sarà allo 0,7% del Pil per quest’anno e allo 0,2% per il prossimo”. Fino a oggi, spiega il Centro Studi di Confindustria, “le conseguenze della crisi sul Pil italiano (-6,9% dal picco del terzo trimestre 2007), risultano di entità superiore agli effetti della prima guerra mondiale, mentre nel rapporto ‘Le sfide dell’economia’ sono state molto meno dirompenti di quelli della seconda (Pil -45%), anche se probabilmente risulteranno più persistenti, date le diverse velocità di recupero”. Per quanto riguarda poi i dati relativi alla disoccupazione, il CsC rileva che tra il secondo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2011, in Italia le persone senza un lavoro sono 758mila in più. Gli occupati sono invece rimasti “sostanzialmente invariati”. A fine 2013, la forza lavoro non utilizzata salirà al 13,9%, dal 12,8% di fine 2012. Vengono poi analizzati i dati riguardanti i prestiti che, secondo il Centro studi, evidenziano una stretta del credito sempre più marcata: il totale erogato alle imprese risulta essere ridotto dello 0,7% al mese a maggio-giugno e dello 0,3% a luglio. I prestiti erogati sono quindi scesi notevolmente rispetto ai livelli di settembre 2011: -2,7% cumulato fino a luglio 2012, con una variazione annua profondamente negativa (-1,7% a luglio, dal +6,1% del maggio 2011). 



Infine una curiosità: nella premessa del rapporto del Centro Studi vengono presentate due diverse citazioni, una di Keynes e l’altra di Gandhi. La prima recita: “Ci siamo invischiati in un colossale pasticcio, avendo commesso marchiani errori di controllo di un meccanismo delicato, il cui funzionamento non comprendiamo. Il risultato è che le nostre possibilità di creare ricchezza si sono guastate, forse per un lungo periodo di tempo”. Quella di Mahatma Gandhi, invece, recita: “Le persone spesso diventano quel che sono convinte di essere. Se continuo a ripetere a me stesso che non sono capace di fare una certa cosa, è probabile che finisca davvero per diventare incapace di farla. All’opposto, se ho la convinzione che posso farla, acquisirò certamente ciò che occorre per farla, anche se non lo possedevo originariamente”.

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